lunedì 3 dicembre 2012

Il ragazzo con la bicicletta di Jean-Pierre e Luc Dardenne


Titolo originale: Le gamin au vélo, - Regia di: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne Genere: Drammatico Durata: 87' 
Interpreti: Cécile de France, Thomas Doret, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione, Egon Di Mateo, Olivier Gourmet, Italia, Francia, Belgio: 2011 IMDb: 7,4
Cyril ha quasi dodici anni e vive in un istituto dopo aver perso la madre. C’è in lui tutto il dolore dell’abbandono, di un bambino che soffre, che si fida ciecamente di un padre che lo trascura, che non è all'altezza di svolgere il suo ruolo e che, trovandosi in difficoltà, se ne andrà senza dirgli una parola vendendo, tra le tante cose, l'unico oggetto a cui il bambino è molto legato: la bicicletta. 
Per lui la bicicletta vuol dire poter correre, l’unico espediente che lo aiuta a non sentirsi solo, che lo illude di poter ancora rincorrere un affetto spezzato, che lo distoglie da una realtà che non vuole accettare. Anche di fronte all'evidenza, infatti, il bambino non sembra arrendersi, nega che il padre possa essersi sbarazzato di lui, non crede che la bicicletta sia stata venduta e vuole a tutti i costi ritrovarla perchè suo padre "non può può avergli fatto questo!". Ed invece l'ha fatto. 
Per puro caso troverà, invece, Samantha (la Cécile de France di Hereafter,) una giovane parrucchiera, che rimane coinvolta emotivamente dalla rabbia e dalla sofferenza di questo bambino e vuole comprendere le sue difficoltà. Subito gli ricomprerà la bicicletta e lo prenderà con sé nei fine settimana. Giorno dopo giorno imparerà a capirlo, lo aiuterà a ritrovare il padre che costringerà a prendersi almeno la responsabilità delle sue azioni dicendo la verità al figlio: che non vuole più occuparsi di lui; una verità dura, ma, è convinta che, solo partendo dalla realtà, il bambino potrà tentare di ricostruirsi una nuova vita e nuovi affetti.  
Non è così difficile trovarsi nella vita reale davanti a bambini senza genitori a cui è stato anche negata una spiegazione del loro stato e che aspettano, a volte in vano, che qualcuno gli dia risposta e gli offra un'occasione di riscatto. 
I Dardenne proseguono con coerenza e testardaggine – la stessa dei loro personaggi – un discorso sull’essere umano, sulle condizioni di povertà materiale e psicologica che la società contemporanea gli costruisce attorno e in questo film vogliono dimostrare che c'è una possibilità di riscatto reso possibile da un gesto, un sentimento gratuito. 
"L'amore di Samanta può aiutare il bambino a superare la sua rabbia, a restituirgli l'infanzia che gli è stata negata" - racconta Jean-Pierre Dardenne - "ed è grazie alla sua ostinazione che riesce in questa impresa che sembra impossibile". E continua: "Mentre scrivevamo la sceneggiatura, siamo partiti proprio dalla relazione iniziale tra Cyril e Samantha. Come evolverà? Ci chiedevamo. Come farà questa donna a fargli accettare il proprio amore, nonostante i tanti ostacoli? La resistenza del bambino prima di tutto. Ma nel frattempo è proprio quell'amore che Thomas cerca, lui vuole sentire che qualcuno s'interessi a lui.
Cyril, ancora maledettamente arrabbiato con il mondo e con la vita, dovrà passare attraverso altri sbagli e altre situazioni pericolose prima di riuscire a scrollarsi di dosso il rancore, e poter tornare al calore di un nuovo nido. Samantha questo lo capisce e sa attendere. Lo seguirà in punta di piedi, accettandolo per quello che è e saprà rispettare i suoi tempi, i suoi errori, stando al suo fianco, facendogli sentire la sua presenza. Saprà attendere che il bambino si accorga del suo affetto, che accetti il suo aiuto e la sua guida. 
Forse il film può apparire troppo schematico, troppo semplicistico, ma in realtà è un film essenziale.  Chi ha avuto a che fare con questo tipo di ragazzi, sa che il messaggio va nella direzione giusta: si può al di là di ogni difficoltà sempre fare qualcosa, si può aiutare tutti i bambini ad uscire dai loro piccoli o grandi tunnel. 
E non ci sono sempre tanti perchè, tante spiegazioni: a volte le cose semplicemente accadono. Accade ad un bambino di perdere i suoi genitori, di non avere il loro affetto senza che lui possa farsene una ragione. Accade che un padre decida di mollare tutto, di fuggire dalla proprie responsabilità per rifarsi una vita, accade che una donna si imbatta (nel vero senso della parola) in un bambino che ha bisogno di aiuto e se ne faccia carico senza essere madre, senza essere un parente. Accade che la vita non sia programmata e che si viva rispondendo a quello che ogni giorno ci presenta e chiede. Siamo noi a dover scegliere, a dire un sì o un no.  
Accade che un bambino che corre, venga rincorso e raggiunto. 
Accadono le cose brutte, ma accadono anche quelle belle. I fratelli Dardenne hanno paragonato questo film ad una fiaba moderna: "Ci sono tutti gli elementi: il ragazzino che è una figura tra Pinocchio e Cappuccetto rosso, il lupo cattivo nella foresta e poi c'è la fata che con il suo amore tenta di salvare il protagonista". Molto vero, e non bisogna dimenticare che le fiabe hanno un fondo di realtà molto forte, che sono più radicate nella vita di quello che si pensi. La crescita è sempre un cammino difficile per i bambino e se essi non trovano degli "aiutanti" che possono essere fate, maghi o qualcos'altro, può essere difficile diventare adulti e maturi. 
Quegli "aiutanti" possiamo essere proprio noi, persone normali che incontrano nella quotidianità uomini, donne, bambini alla ricerca di aiuto.  Tutti possiamo essere Samanta. 
La difficoltà di Cyril è visibile nella la febbrile corsa in bicicletta di un ragazzino spaesato verso il proprio futuro.  
In fondo all'incessante ricerca di un posto nel mondo, dopo strade sbagliate e porte chiuse,  il bambino capisce qual è la vera strada di casa e torna da Samantha, l'unica persona che ha dimostrato di sceglierlo e amarlo.  Una scintilla di umanità in un mondo troppo spesso crudele e folle, una donna che fa una scelta forse poco razionale, ma non per questo meno vera e solida in mezzo a tanta ingiustizia e a tanti adulti che rifiutano il loro ruolo: quello di occuparsi dei loro figli. In questo film tutte le figure paterne (il padre di Cecyl, il fidanzato di Samantha, lo spacciatore, l’edicolante) rappresentano l’incapacità di assumere rischi e responsabilità. 
Samantha, invece, si prende cura del ragazzino: non per soddisfare, come succederebbe altrove, le proprie frustrazioni. Ma perchè cosi funziona il cinema inimitabile dei Dardenne: "lo spettatore non dovrà mai sapere perché lei si prende cura di Cyril. Non dev'esserci spiegazione psicologica". Lo fa e basta. 
"Abbiamo scelto Cecile perché abbiamo trovato in lei quella luce e quella durezza insieme che stavamo cercando, sia fisicamente che nel modo di recitare". Per l'attrice è stata anche l'occasione di lavorare nel suo Belgio, sostituito negli anni da quello parigino. "Mi sono sentita davvero privilegiata a lavorare con due grandi artisti come i Dardenne. Il loro stile è davvero unico, e ho imparato tantissimo. Nel mio lavoro, cerco sempre di adattarmi al filmmaker e al suo stile. Senza giudicare o fare troppe domande. Con loro si ha davvero il tempo di osservare, cercare. Si gira una scena diverse volte, tutte quelle che servono. Clint Eastwood è molto diverso. Lui non dà molte direzioni, ama lasciare liberi gli attori, e gira una scena il minimo di volte possibile. È la spontaneità che cerca nei suoi attori." 
In questo film si esprime, quindi, la poetica di questi registi impegnati a raccontare la storia di piccoli individui (solitamente bambini o con problemi legati ai bambini) schiacciati da una società che sembra indifferente, non li aiuta e spesso si mette di traverso. E si ritrova di nuovo quello stile asciutto ed essenziale di un certo  cinema europeo . "Questa volta siamo stati meno ansiosi del solito – dice Luc Dardenne - In un certo senso questo è un film più sereno, un piccolo cambiamento per la nostra audience. Il punto di partenza è stata una storia che ci hanno raccontato in Giappone, quella di un ragazzino abbandonato dal padre, finito in orfanotrofio. Abbiamo combinato questo incipit con un'altra storia che stavamo sviluppando incentrata su una donna che aiuta la gente”. Ed è proprio l’amore di questa donna che spinge il ragazzino a voler trionfare sulla sua rabbia: “Dal film si evince una visione critica della società – continuano i registi – e anche il fatto che tutti noi quando affrontiamo un problema, tendiamo subito all'egoismo, guardandoci dentro... quando magari dovremo anche concentrarci su quello che succede intorno a noi”.  I film di Jean-Pierre e Luc Dardenne sono sempre testimonianze di vite spezzate e difficili. Ma rispetto ai precedenti, molto amati a Cannes, dove i Dardenne hanno vinto la Palma due volte con Rosetta (1999) e L'enfant (2005), questo ragazzo con la bicicletta è un film più ottimista. 

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