Regia di Hun
Jang. 2017 con Song Kang-ho, Thomas Kretschmann, Hae-jin Yoo,
Jun-yeol Ryu, Park Hyuk-kwon. Cast completo Genere Azione, Drammatico - Corea
del sud, 2017, durata 137 minutiUn
incasso straordinario quello di A Taxi Driver, seguito dalla candidatura a
rappresentare la Corea del Sud nella selezione delle nomination per l'Oscar al
Miglior film in lingua straniera. Un iter in qualche modo pronosticabile, per
un film che vanta tutte le qualità care al popolo dei cinefili sudcoreano. Da
sempre, infatti, i biopic e le storie scritte per unire una nazione, e
riconciliare le ferite lasciate dalle lotte intestine del passato, hanno facile
presa sul pubblico. Se a incarnare l'uomo medio catapultato nella violenza
della Storia è un attore del calibro e dell'appeal di Song Kang-ho, poi, il successo
è garantito. Per la terza volta consecutiva, infatti, è un film con
protagonista Song ad essere selezionato come titolo per l'Academy - dopo The
Throne nel 2015 e Age of Shadows nel 2016 - purtroppo senza che questo si sia
mai concretizzato in un ingresso nella short list. La storia, ispirata a fatti
avvenuti realmente nel maggio 1980, è quella di un tassista vedovo, immerso nei
debiti e nel traffico di Seoul, che riceve un'offerta esorbitante da un
giornalista della Germania Ovest, Jürgen Hinzpeter. Questi intende raggiungere
Gwangju, dove gli studenti stanno manifestando contro il regime dittatoriale
del generale Chun Doo-hwan, per documentare il tutto e renderlo noto al mondo.
Il
vero tassista, che di cognome fa Kim come il protagonista del film, ha rivelato
la propria identità al mondo solo nel settembre 2017, a seguito del successo
conseguito dal film di Jang Hoon. Per decenni ha preferito rimanere nell'ombra,
in un Paese mai completamente pacificato e riconciliato. Proprio il massacro di
Gwangju, con la repressione violenta da parte dell'esercito di una rivolta
studentesca, condotta in nome della democrazia, rappresenta una delle pagine
più nere della storia recente sudcoreana.
Il
lavoro di Hinzpeter, che aggirò il tentativo del governo di Chun di insabbiare
il tutto, scatenò una reazione nell'opinione pubblica tale da spingere gli
Stati Uniti a togliere gradualmente il sostegno al regime, agevolando il
processo di democratizzazione della Corea del Sud, dopo decenni di pugno di
ferro seguiti alla guerra del 1950-1953. Il successo del film - che evita
astutamente di affrontare il tema del sostegno statunitense - conferma la
volontà di riconciliazione del Paese, tuttora squassato da innumerevoli
scandali politici: solo nel marzo 2017, infatti, Park Geun-hye, figlia del
dittatore ucciso nel 1979, è stata sospesa a seguito di un impeachment per
corruzione, aprendo la strada all'elezione del democratico Moon Jae-in.
L'attuale Presidente ha così commentato il successo di A Taxi Driver: "La
verità sui fatti di Gwangju non è stata ancora interamente rivelata. È un
compito che dobbiamo portare a termine e credo che questo film ci aiuterà a
farlo".
"Il
film si concentra sull'amicizia che si forma tra un tassista locale e un
giornalista straniero, ed è questo appeal popolare ad aver attirato un pubblico
così eterogeneo". Parola del critico cinematografico Yoon Sung-eun, che
analizza le ragioni del successo di A Taxi Driver. Che è sì un film politico,
ma è soprattutto un'opera che parla alla nazione, a chi ha sbagliato o a chi
non si è schierato, cercando di calarsi nei panni di un protagonista che scopre
di avere una coscienza politica di fronte a una strage insensata,
inconcepibile. Per Showbox, una delle maggiori compagnie di produzione e
distribuzione sudcoreane, A Taxi Driver è stato un grande successo: l'incasso
ammonta a 83 milioni di dollari nella sola Corea del Sud, con una lunga
permanenza in vetta al box office del 2017 e 12 milioni di biglietti staccati.
L'esposizione in vari festival internazionali ha fatto il resto, con la
proiezione in chiusura al 21° Fantasia International Film Festival di Montreal
che ha comportato anche il riconoscimento come miglior attore per Song Kang-ho.
Song
Kang-ho costituisce ormai un simbolo del cinema sudcoreano: una maschera senza
eguali, autentico monumento vivente dello Hallyu, l'onda del nuovo cinema
coreano che si è abbattuta sul mondo a partire dall'inizio del nuovo millennio.
Dopo essere stato un Fantozzi con la passione della lotta (The Foul King), un
avvocato che scopre l'impegno politico (The Attorney), un imprenditore assetato
di vendetta (Mr. Vendetta) e aver assunto innumerevoli altri volti iconici,
Song è ora un umile tassista, vedovo e padre di una ragazzina. Un uomo
qualunque, ordinario nei suoi interessi e nel suo approccio alla vita,
inizialmente pavido ma poi inaspettatamente protagonista, a cui Song regala
sfumature inattese, rendendo credibile la sua mutazione di fronte agli eventi straordinari
che lo coinvolgono.
Se Song è una star, il regista Jang Hoon è destinato a diventare presto uno dei cineasti più acclamati del proprio Paese. Assistente alla regia di Kim Ki-duk nei primi anni Zero, quindi regista di una sceneggiatura (Rough Cut) dello stesso, durante l'esilio volontario del regista di Ferro 3 (Kim si vendicherà per il successo di Jang attraverso la rielaborazione di Arirang), Jang ottiene una notorietà che gli vale l'affidamento di sceneggiature dal notevole potenziale. Dapprima Secret Reunion, campione di incassi su due agenti delle opposte Coree obbligati a lavorare insieme su un caso, e in seguito The Front Line, dedicato all'ultima battaglia della Guerra di Corea, tragico e assurdo spargimento di sangue, avvenuto mentre i generali di ambo le parti stavano per firmare l'armistizio che avrebbe segnato la fine delle ostilità.
Quella
del tassista è una figura che ha suscitato spesso l'interesse del cinema, che
lo ha da sempre rappresentato come un curioso osservatore della realtà. Tanto
l'irrequieto Travis Bickle di Robert De Niro, che osserva le stranezze notturne
di New York in Taxi Driver, che il sordiano Pietro Marchetti, semplice (e un
po' qualunquista) testimone delle contraddizioni italiche ne Il tassinaro, ci
restituiscono l'opprimente sensazione che può provare un uomo
"invaso" dalle vite di altri uomini, dalle loro ragioni private,
spesso alla base di sconsiderati atti pubblici. Nella reazione del tassista c'è
quella dell'uomo medio, obbligato a guardare, attraverso un parabrezza, i fatti
di un mondo irriducibile alla comprensione. Il Kim di A Taxi Driver, che sembra
recare in sé un po' di tutti i tassisti della settima arte che lo hanno
preceduto, è il degno erede di una galleria di volti iconici. E i paragoni tra
Song e il maestro di trasformismo De Niro, che già oggi sono all'ordine del
giorno, non potranno che aumentare.
Da MYmovies
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