domenica 24 luglio 2022

A Taxi Driver

Regia di Hun Jang. 2017 con Song Kang-ho, Thomas Kretschmann, Hae-jin Yoo, Jun-yeol Ryu, Park Hyuk-kwon. Cast completo Genere Azione, Drammatico - Corea del sud, 2017, durata 137 minuti

Un incasso straordinario quello di A Taxi Driver, seguito dalla candidatura a rappresentare la Corea del Sud nella selezione delle nomination per l'Oscar al Miglior film in lingua straniera. Un iter in qualche modo pronosticabile, per un film che vanta tutte le qualità care al popolo dei cinefili sudcoreano. Da sempre, infatti, i biopic e le storie scritte per unire una nazione, e riconciliare le ferite lasciate dalle lotte intestine del passato, hanno facile presa sul pubblico. Se a incarnare l'uomo medio catapultato nella violenza della Storia è un attore del calibro e dell'appeal di Song Kang-ho, poi, il successo è garantito. Per la terza volta consecutiva, infatti, è un film con protagonista Song ad essere selezionato come titolo per l'Academy - dopo The Throne nel 2015 e Age of Shadows nel 2016 - purtroppo senza che questo si sia mai concretizzato in un ingresso nella short list. La storia, ispirata a fatti avvenuti realmente nel maggio 1980, è quella di un tassista vedovo, immerso nei debiti e nel traffico di Seoul, che riceve un'offerta esorbitante da un giornalista della Germania Ovest, Jürgen Hinzpeter. Questi intende raggiungere Gwangju, dove gli studenti stanno manifestando contro il regime dittatoriale del generale Chun Doo-hwan, per documentare il tutto e renderlo noto al mondo.

 Il vero tassista, che di cognome fa Kim come il protagonista del film, ha rivelato la propria identità al mondo solo nel settembre 2017, a seguito del successo conseguito dal film di Jang Hoon. Per decenni ha preferito rimanere nell'ombra, in un Paese mai completamente pacificato e riconciliato. Proprio il massacro di Gwangju, con la repressione violenta da parte dell'esercito di una rivolta studentesca, condotta in nome della democrazia, rappresenta una delle pagine più nere della storia recente sudcoreana.

 Il lavoro di Hinzpeter, che aggirò il tentativo del governo di Chun di insabbiare il tutto, scatenò una reazione nell'opinione pubblica tale da spingere gli Stati Uniti a togliere gradualmente il sostegno al regime, agevolando il processo di democratizzazione della Corea del Sud, dopo decenni di pugno di ferro seguiti alla guerra del 1950-1953. Il successo del film - che evita astutamente di affrontare il tema del sostegno statunitense - conferma la volontà di riconciliazione del Paese, tuttora squassato da innumerevoli scandali politici: solo nel marzo 2017, infatti, Park Geun-hye, figlia del dittatore ucciso nel 1979, è stata sospesa a seguito di un impeachment per corruzione, aprendo la strada all'elezione del democratico Moon Jae-in. L'attuale Presidente ha così commentato il successo di A Taxi Driver: "La verità sui fatti di Gwangju non è stata ancora interamente rivelata. È un compito che dobbiamo portare a termine e credo che questo film ci aiuterà a farlo".


"Il film si concentra sull'amicizia che si forma tra un tassista locale e un giornalista straniero, ed è questo appeal popolare ad aver attirato un pubblico così eterogeneo". Parola del critico cinematografico Yoon Sung-eun, che analizza le ragioni del successo di A Taxi Driver. Che è sì un film politico, ma è soprattutto un'opera che parla alla nazione, a chi ha sbagliato o a chi non si è schierato, cercando di calarsi nei panni di un protagonista che scopre di avere una coscienza politica di fronte a una strage insensata, inconcepibile. Per Showbox, una delle maggiori compagnie di produzione e distribuzione sudcoreane, A Taxi Driver è stato un grande successo: l'incasso ammonta a 83 milioni di dollari nella sola Corea del Sud, con una lunga permanenza in vetta al box office del 2017 e 12 milioni di biglietti staccati. L'esposizione in vari festival internazionali ha fatto il resto, con la proiezione in chiusura al 21° Fantasia International Film Festival di Montreal che ha comportato anche il riconoscimento come miglior attore per Song Kang-ho.

 


Song Kang-ho costituisce ormai un simbolo del cinema sudcoreano: una maschera senza eguali, autentico monumento vivente dello Hallyu, l'onda del nuovo cinema coreano che si è abbattuta sul mondo a partire dall'inizio del nuovo millennio. Dopo essere stato un Fantozzi con la passione della lotta (The Foul King), un avvocato che scopre l'impegno politico (The Attorney), un imprenditore assetato di vendetta (Mr. Vendetta) e aver assunto innumerevoli altri volti iconici, Song è ora un umile tassista, vedovo e padre di una ragazzina. Un uomo qualunque, ordinario nei suoi interessi e nel suo approccio alla vita, inizialmente pavido ma poi inaspettatamente protagonista, a cui Song regala sfumature inattese, rendendo credibile la sua mutazione di fronte agli eventi straordinari che lo coinvolgono.


Se Song è una star, il regista Jang Hoon è destinato a diventare presto uno dei cineasti più acclamati del proprio Paese. Assistente alla regia di Kim Ki-duk nei primi anni Zero, quindi regista di una sceneggiatura (Rough Cut) dello stesso, durante l'esilio volontario del regista di Ferro 3 (Kim si vendicherà per il successo di Jang attraverso la rielaborazione di Arirang), Jang ottiene una notorietà che gli vale l'affidamento di sceneggiature dal notevole potenziale. Dapprima Secret Reunion, campione di incassi su due agenti delle opposte Coree obbligati a lavorare insieme su un caso, e in seguito The Front Line, dedicato all'ultima battaglia della Guerra di Corea, tragico e assurdo spargimento di sangue, avvenuto mentre i generali di ambo le parti stavano per firmare l'armistizio che avrebbe segnato la fine delle ostilità.

Quella del tassista è una figura che ha suscitato spesso l'interesse del cinema, che lo ha da sempre rappresentato come un curioso osservatore della realtà. Tanto l'irrequieto Travis Bickle di Robert De Niro, che osserva le stranezze notturne di New York in Taxi Driver, che il sordiano Pietro Marchetti, semplice (e un po' qualunquista) testimone delle contraddizioni italiche ne Il tassinaro, ci restituiscono l'opprimente sensazione che può provare un uomo "invaso" dalle vite di altri uomini, dalle loro ragioni private, spesso alla base di sconsiderati atti pubblici. Nella reazione del tassista c'è quella dell'uomo medio, obbligato a guardare, attraverso un parabrezza, i fatti di un mondo irriducibile alla comprensione. Il Kim di A Taxi Driver, che sembra recare in sé un po' di tutti i tassisti della settima arte che lo hanno preceduto, è il degno erede di una galleria di volti iconici. E i paragoni tra Song e il maestro di trasformismo De Niro, che già oggi sono all'ordine del giorno, non potranno che aumentare.

Da MYmovies


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