Riusciva ad animare i miei sogni, mi faceva credere nell'amore aspettare il “principe azzurro”. Ma con lei non ho mai avuto la sensazione che quel mondo fosse pura illusione. Perché lei non era finta, era vera: bella, di una bellezza senza sofisticazioni, di una bellezza semplice, dentro e fuori.
Quando guardavo i suoi film entravo in un’atmosfera magica, una magia però che ero sicura esisteva anche nella vita solo a saperla cogliere. Perché anche la vita può essere magica se conosci lo stupore e l’incanto, se la disillusione non si è già impadronita del tuo cuore e della tua intelligenza, se l'immaginazione non si è spenta.
Sabrina (1954) |
I suoi film erano fiabe… e come nelle fiabe ti aspettavi che finissero bene. Lo sapevo benissimo che non sempre nella vita è così, ma una cosa era certa: di quell'ottimismo avevo bisogno per affrontare la realtà. Ognuno ne aveva bisogno e credo ne avremmo bisogno anche oggi.
Non era un ottimismo cieco, non era una fuga dalla realtà, era la ricerca di qualcosa che indicasse un percorso, un modo di essere, era tensione, energia. Il mondo non è così, ma come sarebbe bello se lo fosse: facciamo in modo allora che gli assomigli sempre di più. A questo mi faceva pensare. E forse questo modo di vedere le cose non l'ho ancora perso oggi.
Mi sarebbe piaciuto essere come lei. Ma sapevo di non esserlo e lo stesso mi guardavo allo specchio senza paura di non vedere la mia immagine, senza pretendere di essere come lei, ma cercando in me ciò che mi poteva piacere. Lei era Audrey Hepburn, una delle più belle ed amate dive di Hollywood, elegante, raffinata, ma mai affettata e costruita. Di lei si dice che in un'intervista avesse affermato: "La mia carriera, per me, è un mistero assoluto".
My Fair Lady (1964) |
Una donna un po’ svagata, distaccata, perché sapeva giocare e andare al di là di ciò che nella vita rischiava di dare peso alla sua leggerezza.
“Il pubblico - ha detto - associa la mia immagine a un tempo in cui i films erano gradevoli, le attrici eleganti e la musica armoniosa. Quando qualcuno mi scrive vedendo uno dei tuoi films il mondo mi è sembrato meno negativo, io mi sento appagata”. Era convinta che il mondo non potesse reggersi sulla negatività.
Era bella, molto bella, ma la sua bellezza non era invadente, non suscitava invidia, ma ammirazione.
“... il suo modo di vestire - racconta suo figlio Sean Ferrer- non proclamava guardatemi, ma piuttosto sussurrava questa sono io, e non sono migliore di te. E in questo non fingeva. Non si concepiva come un'essere speciale e fuori del comune”
Love in the Afternoon (1957) |
Ed il suo fascino consisteva proprio in questo. Audrey era una donna consapevole delle proprie possibilità, ma sopratutto dei propri limiti.
I personaggi che interpreta non nascondono le proprie insicurezze, perchè in realtà sono proprio le insicurezze che ci spingono oltre nella vita e che ci rendono quello che siamo, che ci fanno diventare uniche agli occhi degli altri e di noi stesse.
Vacanze romane, 1953 |
Ti faceva sognare e, quanto mi mancano quei sogni!
In quei tempi, la guerra, gli orrori del nazismo, del fascismo e dello stalinismo, tutti avevano bisogno di ritrovare la purezza, la sobrietà, la delicatezza, qualità che potevano donare la voglia di tornare a vivere. Audrey Hepburn aveva lasciato in Europa le inquietudini di un'adolescenza vissuta in un continente devastato dalla Seconda Guerra Mondiale, una mancata carriera di ballerina ed un immancabile complesso d'inferiorità:
“Come molte adolescenti, ero convinta di essere talmente brutta che nessuno mi avrebbe mai presa in moglie”
How to Steal a Million (1966) |
Fa il suo ingresso nel mondo del cinema in punta di piedi, leggera come una ballerina, quello che avrebbe voluto diventare.
Diventare attrice non le impedisce, però, di essere in se stessa:
Quando Audrey interpretò un provino per la parte della principessa Anna nel film Vacanze Romane, dimostra un po' di nervosismo e di rigidità, ma il regista William Wyler vuole sapere chi è realmente questa giovane attrice, come parla e si muove quando è rilassata.
A tal fine adopera un'abile stratagemma: continua a riprenderla anche oltre la fine della scena. Dopo l'esclamazione: taglia!, improvvisamente ecco Audrey, “Era assolutamente deliziosa”, disse Wyler.”Rimanemmo estasiati", affermò il direttore della produzione della Paramount, Don Hartman.
Audrey nasce il 4 Maggio 1929 a Bruxelles, in Belgio, da madre olandese e padre inglese. I l divorzio dei genitori quando era ancora piccola, la Seconda Guerra Mondiale, il fatto di essere diventata una grande attrice cinematografica, due divorzi, due figli e diversi aborti spontanei sono gli eventi che più marcatamente influenzano una vita di successo, ma anche di grandi dolori.
Funny Face (1957) |
"Mia madre ha avuto una vita coronata dal successo e segnata dalle scelte giuste, la prima delle quali fu la sua carriera. Più tardi, invece, scelse la famiglia. E infine, quando noi figli eravamo ormai cresciuti e avevamo le nostre vite, scelse i bambini bisognosi di tutto il mondo: scelse di restituire quel che poteva in cambio di ciò che aveva avuto dalla vita. Per lei, in questa scelta così importante e determinante, stava la chiave per capire, e forse anche curare, qualcosa che l’aveva accompagnata nel corso di tutta la vita: una profonda, radicata tristezza”. Così dice suo figlio nel libro che ha appena scritto su di lei.
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