lunedì 4 febbraio 2013

La felicità porta fortuna di Mike Leigh

Happy-Go-Lucky Regia e sceneggiatura : Mike Leigh; fotografia: Dick Pope; montaggio: Jim Clark; musiche: Gary Yershon; interpreti: Sally Hawkins (Poppy), Alexis Zagerman (Zoe), Andrea Riseborough (Dawn), Eddie Marsan (Scott), Sinead Matthews (Alice); produzione: Thin Man Films; origine: Gran Bretagna 2008; durata: 118’ Rating IMDb: 7.3

E’ possibile nel mondo in cui viviamo essere "happy-go-lucky", cioè una persona allegra e spensierata, che prende la vita come viene? E’ possibile imparare ad affrontare con serenità ed ironia la vita quotidiana, a sorridere alla gente, a godere di quello che si ha, partendo dalle piccole cose?
Per Poppy, la protagonista del film, che molto impropriamente in italiano è intitolato La felicità porta fortuna, si direbbe proprio di sì.
Poppy (soprannome di Pauline) è uno spirito libero, un personaggio come sospeso tra realtà e sogno, ma in realtà una persona molto vera. E’ una giovane maestra elementare e sembra conoscere o voler vedere solo il lato buono del mondo.
Espansiva, curiosa e innamorata della vita condivide la casa con l’amica del cuore, anche lei insegnante, in un piccolo appartamento nel nord di Londra.
Ama stare con le amiche con cui condivide buona parte della giornata, girando per le strade e per mercati, andando a feste o chiacchierando in casa.
Non è un'illusa, né un'idealista, in realtà tiene i piedi saldamente ancorati a terra, semplicemente affronta la vita quotidiana con un pizzico di ottimismo, con autoironia e spontaneità, non si lascia insomma toccare da quel pessimismo esistenziale che sembra caratterizzare la nostra epoca e al quale sembra quasi impossibile sottrarsi.
Poppy sorride, dunque, alla vita, a tutte le persone che incrocia e che sollecita a fare lo stesso. E, in effetti, la sua gioia di esistere diventa contagiosa per molti. Se qualcuno non le stringe la mano è pronta a dirgli “non sono mica infetta!”. Se alle sue amiche viene la paura di non farcela, dice “vedrai che ci riusciremo”. Se la definiscono come “l'apologia del caos” non si offende.
Insomma è una persona solare, colorata, a volte un po' eccessiva, ma tutt'altro che superficiale, è talvolta magari un po’ irritante nel suo continuo, anche se apparente, non prendere nulla sul serio. Tuttavia, proprio la sua capacità di rapportarsi in maniera diretta ed empatica con le persone che la circondano fa sì che riesca a vedere oltre la loro apparenza e arrivare alle loro ferite, cercando di curarle. Parla molto, scherza per lo più, ma sa ascoltare e aiutare chi è in difficoltà. Soprattutto non scappa dai problemi, ma li guarda in faccia ed è come se li sfidasse.
Anche lei soffre come tanti di solitudine, ma non si lascia né abbattere né scoraggiare e l'accetta come una parte di sé da cui non si può scappare. L'unico antidoto: vivere e mettersi in gioco (nel senso letterale della parola). 


La vedremo allora cimentarsi con la pedana elastica, prendere lezioni di flamenco, girare, andare a ballare in qualche locale e divertirsi.

Non è cieca di fronte ai problemi degli altri. Se ne sa far carico, con quell'ottimismo che la aiuta a infondere coraggio e ad andare a fondo. Così segue i bambini, riesce a conquistarli, è attenta ai loro problemi e sa farli parlare. Così li aiuta, perché dove gli altri vedono una porta chiusa lei sa trovare la chiave che può pian piano aprirla.
Se uno si aspetta da questo film una vera e propria trama ne rimarrà deluso, la cinepresa si limita a seguire la protagonista e attraverso lei ci fa scoprire un modo di vedere gli altri e la realtà che dovrebbe forse farci riflettere.
L'incipit del film inquadra già subito il personaggio: Poppy va allegramente in bici tra le strade del centro di Londra, facendo attenzione ai posti e ai luoghi che attraversa, sorridendo e salutando chi gli capita. Dopo aver legato la bici ad un'inferriata, visita un mercato di strada e poi entra in una libreria.
 L'uomo che lavora lì non risponde alle sue chiacchiere allegre, perché lei non rinuncia, se ne va, ma prima di uscire gli dice “sembri un coniglio spaventato, non mordo mica: sorridi alla vita” ed esce senza comprare nulla.
Quando le rubano la bicicletta, non si lascia andare ad alcun gesto di rabbia, dice soltanto: "Mi dispiace solo non averle detto addio". No, lei non si lascia rubare anche il buonumore e tanto meno la serenità.
Trascorre buona parte del suo tempo con Zoe, anche lei insegnante in una scuola elementare. Per lei insegnare è un gioco e così lo vivono i suoi bambini. 
Persa la bici, decide di imparare a guidare e incontrerà un mestro di guida intransigente e rigido: ma lei non farà una piega e sarà il mondo del rigido insegnante ad andare in frantumi non il suo. La rigidità dell’uomo porta, infatti, Poppy a stuzzicarlo e a provocarlo causando in lui vere e proprie reazioni di isteria tipiche di chi è completamente privo di humor.
Il regista racconta in un’intervista che le lezioni di guida sono tutte vissute dal vivo e il dialogo è lasciato scorrere in modo spontaneo e spesso improvvisato. “E’ stato eccitante, pericoloso, terrificante, esilarante… - ha detto - Ero sempre seduto dietro e non sapevo se sforzarmi di non ridere o invece preoccuparmi della mia schiena”.
Esilaranti sono anche le scene alla scuola di flamenco con cui Poppy decide di cimentarsi: tutti seguono con serietà le lezioni della maestra e lei, anche questa volta, invece osserva con ironia tutta quella messa in scena come capita a chi non riesce a prendere né se stessa né l’umanità in genere troppo sul serio.
E il suo atteggiamento, un po’ dissacrante, fa da contrasto alla partecipazione emotiva della maestra che racconta con tanta passione le origini del ballo.
Poppy è consapevole che tutto non è risolvibile con un sorriso o con una battuta. Sa che la realtà spesso è difficile da accettare, come quando incontra un barbone di notte e di fronte al quale misurerà la sua impotenza. Ma sa anche che non serve a nulla versare lacrime inutili che non portano da nessuna parte.
Alla fine si innamorerà e sarà ricambiata e il suo è un amore tenero, dolce.
Il film termina con lei e un'amica che remano sul laghetto, lo fanno con calma, con quella capacità che hanno certe donne di resistere, di intraprendere un cammino e andare fino in fondo. L'amica conversando con lei le dice “Non puoi rendere felici tutti” e lei candidamente risponde “sì, ma che male c’è a provarci, a portare il sorriso nel mondo”, ma non pronuncia in modo solenne questa frase come farebbero molti che sono convinti di avere la verità, in tasca, il suo tono è autoironico nella consapevolezza che, se il mondo va male, non andrà meglio rattristandosi o arrabbiandosi.
Remano così, come si rema nella vita: “Fammi sapere quando arriviamo” "Tranquilla te lo dico io(...) tu continua a remare e io continuo a sorridere”.
Sally Hawkins è straordinaria. Per interpretare un personaggio del genere era indispensabile trovare un talento naturale e Mike Leigh conosce bene l'attrice che ha già lavorato con lui più volte: il ruolo, infatti, sembra ritagliato proprio sulla sua personalità, sulla sua esuberanza e l'attrice sa rapire l'attenzione dal primo all'ultimo secondo.
l film si è aggiudicato l'acclamazione internazionale vincendo diversi premi, tra cui l'Orso d'Argento per la migliore attrice a Sally Hawkins, qui alla sua terza collaborazione con il regista, e il Golden Globe 2009 nella categoria miglior attrice in un film commedia sempre alla protagonista.

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