Happy-Go-Lucky
Regia e sceneggiatura : Mike Leigh; fotografia: Dick Pope; montaggio: Jim
Clark; musiche: Gary Yershon; interpreti: Sally Hawkins (Poppy), Alexis
Zagerman (Zoe), Andrea Riseborough (Dawn), Eddie Marsan (Scott), Sinead
Matthews (Alice); produzione: Thin Man Films; origine: Gran Bretagna 2008;
durata: 118’ Rating IMDb: 7.3
E’ possibile nel
mondo in cui viviamo essere "happy-go-lucky", cioè una persona
allegra e spensierata, che prende la vita come viene? E’ possibile imparare ad
affrontare con serenità ed ironia la vita quotidiana, a sorridere alla gente, a
godere di quello che si ha, partendo dalle piccole cose?
Per Poppy, la
protagonista del film, che molto impropriamente in italiano è intitolato La
felicità porta fortuna, si direbbe proprio di sì.
Poppy
(soprannome di Pauline) è uno spirito libero, un personaggio come sospeso tra
realtà e sogno, ma in realtà una persona molto vera. E’ una giovane maestra
elementare e sembra conoscere o voler vedere solo il lato buono del mondo.
Espansiva,
curiosa e innamorata della vita condivide la casa con l’amica del cuore, anche
lei insegnante, in un piccolo appartamento nel nord di Londra.
Ama stare con le
amiche con cui condivide buona parte della giornata, girando per le strade e
per mercati, andando a feste o chiacchierando in casa.
Non è un'illusa,
né un'idealista, in realtà tiene i piedi saldamente ancorati a terra,
semplicemente affronta la vita quotidiana con un pizzico di ottimismo, con
autoironia e spontaneità, non si lascia insomma toccare da quel pessimismo
esistenziale che sembra caratterizzare la nostra epoca e al quale sembra quasi
impossibile sottrarsi.
Poppy sorride,
dunque, alla vita, a tutte le persone che incrocia e che sollecita a fare lo
stesso. E, in effetti, la sua gioia di esistere diventa contagiosa per molti.
Se qualcuno non le stringe la mano è pronta a dirgli “non sono mica infetta!”.
Se alle sue amiche viene la paura di non farcela, dice “vedrai che ci
riusciremo”. Se la definiscono come “l'apologia del caos” non si offende.
Insomma è una
persona solare, colorata, a volte un po' eccessiva, ma tutt'altro che
superficiale, è talvolta magari un po’ irritante nel suo continuo, anche se
apparente, non prendere nulla sul serio. Tuttavia, proprio la sua capacità di
rapportarsi in maniera diretta ed empatica con le persone che la circondano fa
sì che riesca a vedere oltre la loro apparenza e arrivare alle loro ferite,
cercando di curarle. Parla molto, scherza per lo più, ma sa ascoltare e aiutare
chi è in difficoltà. Soprattutto non scappa dai problemi, ma li guarda in
faccia ed è come se li sfidasse.
Anche lei soffre
come tanti di solitudine, ma non si lascia né abbattere né scoraggiare e
l'accetta come una parte di sé da cui non si può scappare. L'unico antidoto:
vivere e mettersi in gioco (nel senso letterale della parola).
La vedremo
allora cimentarsi con la pedana elastica, prendere lezioni di flamenco, girare,
andare a ballare in qualche locale e divertirsi.
Non è cieca di
fronte ai problemi degli altri. Se ne sa far carico, con quell'ottimismo che la
aiuta a infondere coraggio e ad andare a fondo. Così segue i bambini, riesce a
conquistarli, è attenta ai loro problemi e sa farli parlare. Così li aiuta,
perché dove gli altri vedono una porta chiusa lei sa trovare la chiave che può
pian piano aprirla.
Se uno si
aspetta da questo film una vera e propria trama ne rimarrà deluso, la cinepresa
si limita a seguire la protagonista e attraverso lei ci fa scoprire un modo di
vedere gli altri e la realtà che dovrebbe forse farci riflettere.
L'incipit del
film inquadra già subito il personaggio: Poppy va allegramente in bici tra le
strade del centro di Londra, facendo attenzione ai posti e ai luoghi che
attraversa, sorridendo e salutando chi gli capita. Dopo aver legato la bici ad
un'inferriata, visita un mercato di strada e poi entra in una libreria.
L'uomo che
lavora lì non risponde alle sue chiacchiere allegre, perché lei non rinuncia,
se ne va, ma prima di uscire gli dice “sembri un coniglio spaventato, non mordo
mica: sorridi alla vita” ed esce senza comprare nulla.
Quando le rubano la
bicicletta, non si lascia andare ad alcun gesto di rabbia, dice soltanto:
"Mi dispiace solo non averle detto addio". No, lei non si lascia rubare anche
il buonumore e tanto meno la serenità.
Trascorre buona parte del suo tempo con Zoe, anche lei insegnante in una scuola elementare. Per lei insegnare è un gioco e così lo vivono i suoi bambini.
Persa la bici, decide di imparare a guidare e incontrerà un mestro di guida intransigente e rigido: ma lei non farà una piega e sarà il mondo del rigido insegnante ad andare in frantumi non il suo. La rigidità dell’uomo porta, infatti, Poppy a stuzzicarlo e a provocarlo causando in lui vere e proprie reazioni di isteria tipiche di chi è completamente privo di humor.
Il regista
racconta in un’intervista che le lezioni di guida sono tutte vissute dal vivo e
il dialogo è lasciato scorrere in modo spontaneo e spesso improvvisato. “E’
stato eccitante, pericoloso, terrificante, esilarante… - ha detto - Ero sempre
seduto dietro e non sapevo se sforzarmi di non ridere o invece preoccuparmi
della mia schiena”.
Esilaranti sono anche le scene alla scuola di flamenco con cui Poppy decide di cimentarsi: tutti
seguono con serietà le lezioni della maestra e lei, anche questa volta, invece
osserva con ironia tutta quella messa in scena come capita a chi non riesce a
prendere né se stessa né l’umanità in genere troppo sul serio.
E il suo
atteggiamento, un po’ dissacrante, fa da contrasto alla partecipazione emotiva
della maestra che racconta con tanta passione le origini del ballo.
Poppy è
consapevole che tutto non è risolvibile con un sorriso o con una battuta. Sa
che la realtà spesso è difficile da accettare, come quando incontra un barbone
di notte e di fronte al quale misurerà la sua impotenza. Ma sa anche che non
serve a nulla versare lacrime inutili che non portano da nessuna parte.
Alla fine si
innamorerà e sarà ricambiata e il suo è un amore tenero, dolce.
Il film termina
con lei e un'amica che remano sul laghetto, lo fanno con calma, con quella
capacità che hanno certe donne di resistere, di intraprendere un cammino e
andare fino in fondo. L'amica conversando con lei le dice “Non puoi rendere
felici tutti” e lei candidamente risponde “sì, ma che male c’è a provarci, a
portare il sorriso nel mondo”, ma non pronuncia in modo solenne questa frase
come farebbero molti che sono convinti di avere la verità, in tasca, il suo tono è autoironico nella consapevolezza che, se il mondo va male, non andrà meglio rattristandosi o
arrabbiandosi.
Remano così,
come si rema nella vita: “Fammi sapere quando arriviamo” "Tranquilla te lo
dico io(...) tu continua a remare e io continuo a sorridere”.
Sally Hawkins è
straordinaria. Per interpretare un personaggio del genere era indispensabile
trovare un talento naturale e Mike Leigh conosce bene l'attrice che ha già
lavorato con lui più volte: il ruolo, infatti, sembra ritagliato proprio sulla
sua personalità, sulla sua esuberanza e l'attrice sa rapire l'attenzione dal
primo all'ultimo secondo.
l film si è
aggiudicato l'acclamazione internazionale vincendo diversi premi, tra cui
l'Orso d'Argento per la migliore attrice a Sally Hawkins, qui alla sua terza
collaborazione con il regista, e il Golden Globe 2009 nella categoria miglior
attrice in un film commedia sempre alla protagonista.
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