domenica 3 febbraio 2013

La storia di Agnes Browne di Anjelica Huston

Agnes Browne, di Anjelica Huston (1999)Dal racconto "The Mammy" di Brendan O'Carroll, Sceneggiatura di John Goldsmith e Brendan O'Carrol Con Anjelika Huston, Marion O'Dwyer, Niall O'Shea, Ciaran Owens, Roxanna Williams, Carl Power, Mark Power, Ray Winstone, Ton Jones, Kate O'Toole, Olivia Tracey Musica: Paddy Moloney, Canzoni cantate da Tom Jones, The Chieftains, Montserrat Caballé, "Petite fleur" di Sidney Bechet Fotografia: Anthony B. Richmond (92 minuti)  Irlanda-USA,  IMDb: 6.2 

La storia di Agnes Browne è un film che è bello vedere per molti motivi: perché parla della vita di una donna che deve lottare tutti i giorni per affrontare le difficoltà, perché lo fa senza mai perdere la voglia di vivere e di lottare, perché anche nei momenti di disperazione cerca una strada per uscirne, perché ama i suoi sette figli e non li vede come un peso. E' bello vederlo perché ci insegna come le difficoltà, le tragedie della vita si affrontano meglio imparando a costruire intorno a noi una comunità solidale, costruendo rapporti di amicizia, quella vera, fatta di poche parole, ma di molti fatti e complicità nel senso più bello del termine, sapendo condividere tutto senza chiusure e diffidenze, senza calcolare chi dà di più e chi dà di meno. Tutto nella semplicità più assoluta, quella semplicità che impedisce alla nostra mente di avvilupparsi in pensieri tortuosi che imprigionano la nostra genuinità.
E bisogna vederlo, perché si ride e si piange, ci si commuove e, anche nei momenti più tragici, l’ironia e il senso dell’umorismo non vengono mai a mancare. I personaggi sembrano non aver dimenticato di ridere quasi che con una bella risata il dolore si faccia sentire di meno.
Siamo nel 1967 a Dublino. Il marito di Agnes Browne muore all'improvviso lasciandola con sette figli. Agnes attraversa le strade del mercato altera e decisa verso la Chiesa che celebra i funerali del marito. I suoi sette figli la precedono silenziosi, con indosso i maglioncini nuovi avuti in beneficenza. Sarà dura per Agnes. I soldi sono pochi, le minacce dello strozzino Billy le tolgono il respiro, il lavoro scarseggia. Marion le trova un banchetto di frutta accanto al suo e si offre di accompagnarla verso una nuova vita che Agnes affronterà con forza e caparbietà. La sua vita è certamente difficile ma la protagonista non perderà mai un senso quasi giocoso dell’esistere, in cui c’è spazio per il lavoro, per i problemi adolescenziali dei suoi figli, per la scoperta della propria femminilità desiderosa ancora di passione, per un’amicizia che è al centro di ogni suo pensiero.
Ed è una conversazione tra amiche la scena più genuina ed esilarante del film, quando Marion fa ad Agnes la cronaca minuziosa di due inattesi e conquistati orgasmi - costringendo la vedova recente a a protestare con il defunto marito: "Sette figli, e manco un orgasmo...!". Per fortuna la vita sembra offrirle, al di là delle gioie della maternità, una seconda possibilità. Il film non è certamente un capolavoro, non è uno di quei film che rimarranno alla storia, a volte ci appare un po’ troppo costruito ed ingenuo specialmente nella parte finale, ma forse rimarrà ugualmente nei nostri cuori un po’ stanchi e disillusi.
Mi ha fatto pensare a mia mamma quando mi raccontava della guerra e che mi dice sempre: "di questo periodo non ho mai dimenticato quell’amicizia tra donne che ci sosteneva e ci aiutava ad affrontare giorno dopo giorno le difficoltà e le paure insieme ai nostri figli", una quotidianità vissuta insieme e che le dava tanto coraggio "e non credere - mi diceva sempre - sapevamo anche divertirci, ridere anche se la morte era sempre presente nei nostri cuori".
Penso anche al clima di solidarietà che esiste ancora oggi tra gente anche poverissima, per esempio, nelle favelas del Brasile dove ho potuto vedere di persona come appunto ridere è una ricetta per sopravvivere che non manca mai, là dove la mafia non ha ancora guastato tutti i rapporti. Forse a volte noi ci perdiamo in un bicchier d’acqua e siamo così afflitti perché siamo troppo soli.

Il film è tratto dal libro dell’irlandese Brendan O’Carroll, Agnes Browne mamma, uscito nel 1994.
"Quando ho letto il famoso romanzo dell’irlandese Brendan O’Callol, dal titolo The Mammy, – ha detto la regista e protagonista del film, Angelica Huston - mi è piaciuta molto questa donna dal carattere forte che riesce a dare una seconda chance alla sua vita. Mi sono piaciuti gli alti e bassi cui il personaggio andava incontro. Questo credo dipenda proprio dal difficile passato di questo paese. I suoi abitanti, donne e uomini, per controbilanciare le difficoltà e le sofferenze ricorrono al senso dell’umorismo, ed è proprio questa strana combinazione tra riso e pianto, questa miscela di emozioni che ha attirato l’attrice che è dentro di me". Anjelica Huston, nata a Santa Monica in California, è figlia del regista e attore John Huston e della sua quarta moglie, la prima ballerina Enrica Soma.  Il film è un omaggio all'Irlanda dove trascorse l'infanzia e di cui nel 1964 suo padre John ottenne la cittadinanza. Le sue origini sono europee, italiane da parte di madre, inglesi e irlandesi da parte di padre. 

Nessun commento:

Posta un commento