domenica 16 febbraio 2014

Almanya - La mia famiglia va in Germania di Yasemin Samderel

Un film di Yasemin Samdereli. Con Vedat Erincin, Fahri Ogün Yardim, Lilay Huser, Demet Gül, Denis Moschitto. Titolo originale Almanya - Willkommen in Deutschland. Commedia, durata 101 min. - Germania 2011, IMDb 7,3

Il film Almanya - La mia famiglia va in Germania di Yasemin Samderel racconta la storia di una fami­glia più tur­ca che te­de­sca. Negli anni ’60 il gio­va­ne Hu­sey­in partì dal­l’A­na­to­lia per rag­giun­ge­re la Germania dove grandi erano le promesse di guadagnare e assicurarsi una vita migliore. Era la Ger­ma­nia del boom eco­no­mi­co, in co­stan­te ri­cer­ca di forza la­vo­ro per so­ste­ne­re la cre­sci­tache aveva stipulato ac­cor­di in­ter­na­zio­na­li per age­vo­la­re un'im­mi­gra­zio­ne con­trol­la­ta. In Gemania arrivarono più di quat­tro mi­lio­ni di per­so­ne tra ita­lia­ni, spa­gno­li, greci e turchi.
Hu­sey­in lascia così moglie e figli e si avventura in quella terra che non conosce, ma in cui vuole portare tutta la famiglia appena sistemato.
Una commedia familiare on the road, divertente e nello stesso tempo malinconica. Il film ha avuto un gran successo al festival di Berlino e ha riempito le sale della Germania.  Almanya (il titolo del film è il modo con cui i turchi chiamano la Germania) è il primo film di due sorelle nate a Dortmund da famiglia turca negli anni Settanta. 
Quello di Yasemin e Nesrin Samdereli è un modo sorridente e accattivante di raccontare una vicenda importante nella storia delle grandi migrazioni europee del dopoguerra, quella molto numerosa dei turchi in Germania soprattutto negli anni Sessanta, che come tutte ha conosciuto  molti risvolti difficili e dolorosi. Appartiene a un filone che in anni recenti ha incontrato molta fortuna e va ad aggiungersi a esempi come East is East, sull'immigrazione pakistana in Inghilterra, o a quello più prossimo dei film di Fatih Akin. 
Il capo della grande famiglia (la cui seconda generazione è nata un po' in patria e un po' in Germania, mentre la terza dei nipotini è tedesca) si chiama Huseyin. Un giorno, a freddo,  a tavola in un giorno di festa annuncia a tutti che ha comprato una casetta nel villaggio natale dell'Anatolia, e desidera che tutti insieme vadano là a fare una vacanza. 
La sorpresa è generale. La prima a stupirsi è la moglie Fatma, tutta presa da altre cose come dalla consegna del passaporto tedesco e del riconoscimento della cittadinanza. 
Huseyin, invece, non ha dimenticato la sua patria anche se ha ricevuto una lettera ufficiale che lo a prendere parte a una cerimonia dove, in qualità di immigrato numero un milione e uno, gli si chiede di tenere un discorso alla presenza della cancelliera Merkel. 

E' così che il viaggio si fa e si ritrovano tutti di nuovo insieme in una terra per alcuni di loro ormai sconosciuta. 
Verranno fuori i problemi nuovi e vecchi della famiglia e dei suoi componenti, ma ci saranno momenti di grande intesa e emozione.
Emergerà l'amore speciale che il vecchio padre nutre per la sua figlia minore che gli confesserà di essere in cinta e per di più di un ragazzo inglese e per il nipotino più piccolo Cenk.
La narrazione si svolgerà alternandosi all'oggi, ai preparativi, alla partenza, al viaggio in terra turca. La voce narrante è quello della ragazza al bambino di quando e come il nonno è giunto in Germania, nel '64, e di quando e come poi sia stato raggiunto dal resto della famiglia. 
Un racconto ottimista,  anche se non privo di disagi e di difficoltà di adattamento: come quello di trovare un crocifisso nell'umile appartamento d'affitto, prontamente rimosso tra le risatine dei bambini che non capiscono che cosa sia. O quello dei servizi igienici dove lo sconosciuto wc sostituisce il più familiare servizio "alla turca". Insomma Almanya è un delizioso atto d'amore.

Partendo dal proprio vissuto di giovane di origine turca - ormai naturalizzata tedesca da due generazioni - la regista ha voluto, e cercato di raccontare (di nuovo e a suo modo) il senso profondo dell'essere immigrati, la realtà che meglio conosceva, e che aveva urgenza di venire alla luce. Aggiungendo così, un altro piccolo tassello, stavolta lieve e colorito, che si inserisce nella storia di una cinematografia che, da anni, affronta il tema dell'integrazione, in un'ottica conflittuale e drammatica. 
"Una volta un saggio alla domanda "Chi o cosa siamo noi?" rispose così: siamo la somma di tutto quello che è successo prima di noi, di tutto quello che è accaduto davanti ai nostri occhi, di tutto quello che ci è stato fatto, siamo ogni persona, ogni cosa la cui esistenza ci abbia influenzato o con la nostra esistenza abbia influenzato, siamo tutto ciò che accade dopo che non esistiamo più e ciò che non sarebbe accaduto se non fossimo mai esistiti!"

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