venerdì 14 febbraio 2014

Quelle due di William Wyler

The Children's Hour di William Wyler (1961) Dal dramma di Lillian Hellmann, Sceneggiatura di Lillian Hellman, John Michael Hayes Con Audrey Hepburn, Shirley MacLaine, James Garner, Miriam Hopkins, Fay Bainter, Karen Balkin, Veronica Cartwright, Mimi Gibson, Debbie Moldow, William Mims, Sally Brophy, Hope Summers Musica: Alex North Fotografia: Franz Planer (107 minuti) Rating IMDb: 7.6

Nel 1934 Lillian Helmann scrive "La calunnia" (The Children's Hour), la sua prima piéce teatrale di successo: in questo lavoro condanna il perbenismo borghese affrontando un tema per l'epoca scabroso, l'omosessualità femminile.
Da "La calunnia" il regista William Wyler ricava due film "La calunnia" nel 1936 e "Quelle due" nel 1961.
Un gruppo numeroso di  ragazze corrono in bicicletta. Sono le allieve di una scuola privata diretta da due insegnanti Karen e Martha. Segue la festa con i genitori che salutano le loro figlie che rimarranno nel collegio.
Le due insegnanti sono entusiaste del loro lavoro e fanno progetti per il futuro che sembra promettente. Per la prima volta, infatti, sono riuscite ad avanzare dei soldi.
Mentre Marta riassetta la cucina insieme alla zia Lilly, Karen fa il giro della buona notte nelle camerate, dove le ragazze si preparano a dormire. Karen è una donna equilibrata, elegante, forte. E’ fidanzata con Joe il dottore del paese che la vuole sposare. 
Marta appare più riservata e semplice: “io sono un tipo gonna e camicetta”. La scuola per lei è tutto, non esiste nulla al di fuori di essa. A carico ha la zia Lilly, un’anziana signora capricciosa che una volta faceva l’attrice e  che ora viene impegnata dalla nipote a insegnare recitazione alle ragazze.
Tutto normale se non ci fosse una ragazzina viziata e senza scrupoli che vorrebbe tornare a casa con la nonna e inventa mille scuse. Simula mali, intreccia trame a danno delle sue maestre con le compagne. Una bambina problematica che non si arrende di fronte a nulla per ottenere i suoi scopi personali. In particolare non tollera che Karen la scopra e la smascheri nel momento in cui costruisce i suoi castelli di bugie. Non importa se lo fa con dolcezza, lei non vuole rimanere in collegio e questo è l’unica cosa che conta.
Passa, quindi, il suo tempo a spiare gli altri ed in particolare le due insegnanti per coglierle in fallo. Quando non trova nulla, se lo inventa.
Raccoglie indizi, frasi, spezzoni di discorso, monta le sue amiche e presto trova ciò che le serve per uscire per sempre dalla scuola e lo riferisce la zia. La nonna non le dà eccessiva corda. Solo quando la bambina le farà una rivelazione particolare non indugia, ritira la nipote dalla scuola e avverte tutti i genitori. La bambina, infatti, racconta all’orecchio della nonna che “le due” sono “amanti”…
Di qui ha inizio il dramma. La scuola viene chiusa Marta e Karen si trovano davanti al vuoto e  le loro vite sono per sempre segnate. La diversità le getta immediatamente ai margini, le sottopone allo scherno e al disprezzo di tutti.
Karen e Marta insieme al dottore (nipote della signora) non si arrendono, affrontano la nonna della bambina bugiarda, la minacciano di denunciarla per diffamazione: la nonna impassibile risponde che la denuncia la spaventa non per se stessa, ma per loro che saranno sotto tutti i riflettori.
“Cinque ore fa avevamo una vita tranquilla, ora siamo coperte di fango”.
Il nipote la invita ad interrogare la bambina meglio, a smascherala. Ma la nonna è sicura che una bambina non possa inventarsi una simula calunnia. Marta risponde: “Si è molto cattivi da vecchi. Si è molto cattivi anche da bambini”.
Il proceso ci sarà e come previsto dalla nonna di le due verranno condannate per “peccaminosa conocenza sessuale l’una dell’altra”.
Marta più forte cerca di reagire, Karen crolla e ciò che si era mantenuto celato anche dentro di lei emerge con tutta la sua forza.
Il sospetto infanga tutti i rapporti anche quello tra Marta e Joe.
“Dimmi quello che vuoi sapere” chiede Karen “chiedimelo adesso” e quando lui glielo chiede, lei lo invita ad andare via, a prendersi un po’ di tempo. Lei sa, però, che questo sospetto sarebbe sempre rimasto fra loro due.
Tutto cambia nella loro vita anche le parole sembrano avere  un nuovo significato. E anche quando la verità verrà galla, l’inganno della bambina, la tresca sarà chiara a tutti e la signora andrà per scusarsi ormai il destino è segnato. L’infamia ha toccato menti e cuori.
Il confronto fra le due amiche diventa drammatico.
T
u eri una cara amica a cui volevo bene: ecco tutto. E non c'è nulla di male in questo. E' più che naturale che io fossi affezionata e te. Ma se ci conosciamo da quando avevamo 17 anni! Io, ho sempre pensato che ...
Ma perchè mi stai dicendo tutto questo?
Perchè ti voglio bene
Ma certo, ti voglio bene anch'io
Ma... forse ... ti voglio bene come mi accusano di volertene ... non lo so ... Karen ascoltami ! ... Io ti ho voluto bene come loro dicono! C'è sempre stato qualcosa di strano ... sempre, da quando mi ricordo ... ma non ho mai saputo cosa fosse fino a quando lo scandalo non è scoppiato
Marta, Basta! Smettila, con questi discorsi!
Tu hai paura di sentirli, ma io ho anche più paura di te!
Non voglio ascoltarti!
No! Devi sapere tutto. Devo dirtelo, non posso più tenerlo dentro di me. Sono colpevole!
Tu non sei colpevole di niente!
Non ho fatto che ripetermelo. Fin dalla sera che lo sentii dire da quella bambina: sto nel mio letto tutte le notti a pregare che non sia vero, ma ora me ne rendo conto. Esiste! Io non so come, non so perché ... Ma ti ho amata! Io ti amo. Soffrivo dei tuoi progetti di matrimonio, forse perchè ti desideravo, forse ti ho desiderato per tutti questi anni. Era una cosa a cui non sapevo dare un nome, ma forse è esistita fin da quando ti ho conosciuta
Ma, non è la verità. Non c'è una parola di vero. Non ci siamo mai volute bene in quel modo
No ... certamente tu no. Ma chi ti dice che io non l'abbia fatto? Non ho mai provato nulla di simile per altri al di fuori di te. Non ho mai amato un uomo. Non sapevo il perchè, prima. Forse è per questo ...
Marta, tu sei stanca, sei esaurita!
E' buffo: è tutto confuso. Hai qualcosa dentro di te e non fai niente per capirlo perchè non sai nemmeno che esiste e poi a un tratto, una sera, una ragazzina è offesa e dice una bugia, ed ecco per la prima volta te ne accorgi e dici a te stessa: se ne è accorta, lei l'avrà intuito.
Ma poteva essere qualsiasi altra bugia : cercava una scusa per ...
Ma perchè questa?! Proprio la bugia con un po’ di verità! Non capisci? Non sopporto il contatto della tua mano! Non sopporto che tu mi guardi in faccia!
In questo dialogo c’è davvero tutto. E la capacità delle due attrici è davvero straordinaria. Ci stanno i pensieri di una ragazzina che sente dentro di sé qualcosa che non vuole, non sa riconoscere perché anche se inconsciamente sente che qualcosa è diverso in lei; c’è il tentativo di tenere tutto sotto controllo e di condurre una vita “normale” o meglio “normalmente accettabile”, c’è il dramma della scoperta in una società pronta a stigmatizzare e a mettere all'angolo chi è considerato “peccatore”. Quando la società emette una condanna, chi è condannato può finire con l'auto punirsi.
Ma chi definisce i confini tra ciò che si può sentire e cosa no? Tra ciò che si può dire e cosa no? Tra ciò che si può essere e cosa no? Tra chi si può amare?
L’epilogo della storia non sarà a lieto fine. Marta non reggerà. Oltre a soffrire per se stessa, non si perdona di aver rovinato la vita dell’amica.
Karen rimane scossa, turbata, ma pensa che ancora si possa ricominciare, poi si rende conto che qualcosa deve essere successo. Corre, corre, l’amica non risponde butta giù la porta: una vita si è spezzata per sempre.
 
E’ così però che si prende coscienza di quello che è giusto o no. E il finale è davvero bello. Karen seppellisce l’amica e poi con la testa alta, ben alta se ne va. Quante vite spezzate sotto questo moralismo gretto, ipocrita, capace di fare così tanto male.
Questo potrebbe essere un film drammatico se non fosse terribilmente vero e se non fosse ancora tristemente di attualità.
E se, finalmente, un giorno, nonostante tutto ti accorgi di essere quello che gli altri non accettano che si “sia”, la tua vita diventa un inferno, perché “qualcun altro” l’ha deciso. Diventa un tale inferno che alla vita si sceglie la morte. Così succedeva e così purtroppo a volte succede ancora soprattutto tra i giovani.

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