lunedì 24 febbraio 2014

L'elefante bianco di Pablo Trapero

Un film di Pablo Trapero. Con Ricardo Darín, Jérémie Renier, Martina Gusman Drammatico, durata 110 min. - Argentina, Spagna 2012. 
Il film è girato la prima parte, nella foresta amazzonica del Perù e la seconda nella “Ciudad Oculta” di Buenos Aires.
Il film è girato la prima parte, nella foresta amazzonica del Perù e la seconda nella “Ciudad Oculta” di Buenos Aires. La storia vede in azione due amici preti, Julian (Ricardo Darin, tra i più famosi attori argentini) e Nicolàs (Jérémie Renier, attore preferito dei fratelli Dardenne) che è appena uscito da un’altra missione umanitaria dove è rimasto vittima di un’imboscata e si è salvato per miracolo
I due sacerdoti si ritrovano a combattere per una causa comune: trasformare un vecchio enorme ospedale (l’elefante bianco) mai completato in un luogo che possa finalmente accogliere tutti coloro che per il momento risiedono clandestinamente.
Nello stesso tempo i due preti sono impegnati umanamente in questa realtà tra le più degradate e socialmente difficile della città: il controllo della zona in questione, infatti, è conteso da due diversi gruppi di narcotrafficanti. 
I due sacerdoti cercano di esercitare la loro l'influenza verso i tanti giovani, che ogni giorno vengono arruolati da queste gang, ma il compito è molto difficile e pericoloso. Ad aiutare i due è Luciana (Martina Gusman, già attrice nei precedenti di Trapero, Nacido y CriadoLeonera e Carancho), giovane assistente sociale, della quale Nicolàs s’innamora.
A rendere tutto più difficile sono una grave malattia di Julian e la politica cieca e corrotta.
Julian e Nicolas sono molto ben inseriti nella popolazione locale, assolvono al loro compito spirituale facendo sia da motore che da intermediari (tra sindaco e vescovi) per assicurare il "cash flow" necessario al progetto (i cui lavori sono in corso). Sono infermieri, insegnanti e cercano di mettere pace tra le gang di spacciatori che si contendono il territorio.
In un contesto così difficile e faticoso i due preti devono affrontare anche una crisi di vocazione, Julian è indebolito dalla sua malattia (tenuta segreta), l'altro si innamora, ricambiato, di Luciana.
Come spesso capita in realtà di questo genere, i due preti si dovranno chiedere fino a che punto possono essere coinvolti nell'azione sociale? Fino a che punto possono affiancare nelle loro lotte la popolazione in un ambiente fatto di fucilate, bambini che fumano il "paco", poliziotti infiltrati e interventi dei reparti anti-sommossa?
Ispirandosi alla storia e al messaggio di Padre Carlos Mujica, un sacerdote ucciso in oscure circostanze negli anni '70 e citato in modo diretto anche dai personaggi del film, il regista e sceneggiatore parla ancora una volta della sua Argentina e della crisi, soprattutto sociale, che ha attraversato e sta ancora attraversando; ma anche della guerra, senza fine e senza possibilità di vittoria, che molti uomini e donne come i sacerdoti, i servizi sociali o i tanti volontari combattono ogni giorno contro le ingiustizie e la malavita nelle zone più disagiate del paese.
Regista tra i più importanti dell'attuale panorama sudamericano, Pablo Trapero non ama ripetersi, e pur mantenendo una buona prolificità continua a passare da un genere all'altro con estrema naturalezza. Dalla precedente opera, il thriller Carancho, Trapero porta con sé l'ottimo protagonista Ricardo Darin, vera e propria star del cinema argentino, a cui affianca ancora una volta la bella Martina Guzman (moglie e musa del regista), ma introduce questa volta un nuovo attore, il belga Jeremie Renier, a cui affida l'importante ruolo di un sacerdote più giovane la cui fede è in crisi dopo aver assistito impotente al massacro di innocenti nella giungla sudamericana.
Nel film non mancano alcune sequenze che lasciano davvero senza fiato, lunghi e complessi piani sequenza che contribuiscono a coinvolgere lo spettatore. Più debole la storia che non sa approfondire come meriterebbero i suoi personaggi.  

Pablo Trapero resta sempre tra i registi argentini più attesi ai festival, vincitore nel 1999 con Mundo Grua, del premio della critica a Venezia, ha saputo spaziare nei vari generi cinematografici, contando sulle sue forze, attraverso la casa di produzione Matanza Film, da egli stesso fondata.  

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