domenica 30 dicembre 2012

Cary Grant: un uomo che ha fatto sognare


Ha popolato il mondo dei sogni di molte ragazze di più generazioni visto che è nato nel 1904 e piaceva anche a me e alle ragazze della mia età anche se era più vecchio di quarant’anni. Del resto Grace Kelly nel 1978 diceva: "Si invecchia. L'unico a cui non succede è Cary Grant".
Eppure allora non usava ancora tingersi i capelli, né tanto meno fare plastiche di vario tipo. Ci piaceva così e sinceramente non realizzavamo che poteva essere abbondantemente nostro padre.
Pauline Kael, uno dei più importanti critici cinematografici americani, ha dichiarato sempre negli anni '70: «ti rende felice solo a guardarlo» e lo ha definito «l’uomo della città dei sogni».
Ha poi aggiunto: "Non gli si chiedeva di essere profondo: bastava che fosse bello, dolce e che ci facesse ridere".
Aveva sempre l’aria scanzonata e divertita: non era solo bello, era simpatico, a volte tenero e il suo sorriso ammiccante ed ironico ci incantava. Piaceva con lo smoking, pronto ad andare ad una festa ma piaceva anche più sportivo. Era naturalmente elegante ed affascinante.
Certo Archibald Alexander Leach non era un nome da attore e, infatti, appena ingaggiato alla Paramount diventerà Cary Grant. Racconta che gli dissero "'Abbiamo bisogno di qualcosa di corto, incisivo e facile da ricordare, come Garbo'. Una segretaria entrò con un elenco di cognomi e me li mise davanti e così fu deciso".
La sua fanciullezza non presagiva quello che sarebbe diventato.
Era, infatti, povero e non ha avuto un'infanzia felice. La mamma era stata ricoverata in una clinica per malattie mentali quando lui aveva solo nove anni. Un giorno arrivato a casa non l'aveva trovata: il padre, che lavorava in una sartoria, gli disse che la mamma era morta di cancro. Marc Eliot, in una delle sue biografie, ci racconta che il bambino visse la notizia con un dolore che lo segnò per il resto dell’esistenza, che si trasformò in sgomento e quindi in rabbia quando scoprì, dieci anni dopo, che la madre era ancora viva ed era stata internata in una clinica psichiatrica dal padre che aveva un’amante. Cary Grant decise allora di prendersi cura della madre, alla quale rimase attaccato moltissimo fino alla fine dei suoi giorni.

Ancora quindicenne viene espulso dalla scuola e, falsificata la firma del padre, se ne va con una compagnia di saltimbanchi.
Fa l'acrobata, il funambolo, l'attore da music hall. E questa sua abilità gli sarà utile quando diventerà attore.
Gira tutta l'Inghilterra al seguito della compagnia e con loro lascia il suo paese per sbarcare a New York nel 1920 dove partecipa allo spettacolo "Good Times" a Broadway ottenendo un discreto successo.
Decide così di rimanere in America e, per mantenersi, si adatta a svolgere vari lavori, come quello di uomo sandwich sui marciapiedi di Coney Island a New York.

Ormai quasi trentenne, si trasferisce a Hollywood e ottiene un ingaggio alla Paramount come caratterista tuttofare. Nel 1936 Grant riesce però a emanciparsi dalla major e diventa il primo attore hollywoodiano indipendente. La costruzione dell’immagine di divo raffinato, un po' sornione, elegantissimo è nelle sue mani: è in questo periodo che Cary Grant diventa "Cary Grant".

Nel giro di pochi anni arriva al successo interpretando commedie al fianco di dive come Marlene Dietrich, Mae West e Katharine Hepburn.



La fama internazionale arriva con i film diretti da Alfred Hitchcock: "Notorious" (1946), "Caccia al ladro" (1955) e soprattutto "Intrigo internazionale" (1959).

Alfred Hitchcock dirà di lui:
"Cary è meraviglioso. Un regista non dirige Cary Grant, è sufficiente che lo metta davanti alla cinepresa. E poi lui fa in modo che il pubblico si identifichi con il suo personaggio. Voglio dire Cary Grant incarna un personaggio che noi conosciamo. Non è un estraneo".
Grant riteneva che gli attori non dovessero schierarsi politicamente. Ma, quando nei primi anni cinquanta ebbe inizio la  stagione della "Caccia alle streghe", Cary Grant fece sentire la sua voce e, quando la commissione voluta dal senatore McCarthy, tentò di mettere sotto accusa Charlie Chaplin, prese posizione e solidarizzò apertamente col grande regista e attore inglese. È noto un altro episodio che si può far risalire a questa sfera: una volta venne invitato dalla sua amica Betty Ford, moglie del presidente americano a una manifestazione organizzata dal partito repubblicano. Vi si presentò, stando sempre accanto alla First Lady, ma una volta presa la parola, rivolgendosi alla gremitissima sala: ringrazio la mia amica, disse, «Per avermi invitato a una iniziativa del vostro partito».

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