martedì 8 gennaio 2013

A Dangerous Method. Conversazione con David Cronenberg



Un film di David Cronenberg. Con Michael Fassbender, Keira Knightley, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Sarah Gadon. continua» Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 93 min. - Gran Bretagna, Germania, Canada 2011. IMDb 6,5/10

A Dangerous Method ci porta tra gli scenari della Vienna mitteleuropea, animata nei primi del Novecento da affascinati quanto importanti studi sulla sessualità e sulla psiche. L’attenzione è puntata sulla controversa relazione fra il giovane psichiatra Carl Gustav Jung, il suo mentore Sigmund Freud e la bellissima Sabina Spielrein.
La storia di Sabrina, dopo ritrovamento e la pubblicazione delle sue carte, molto tempo dopo la morte avvenuta durante la seconda guerra mondiale, ha già dato materia a due film italiani (Cattiva di Lizzani e Prendimi l'anima di Faenza). 
Cronenberg ci riprova e il compito che si propone è difficile: quello di scavare sino alle radici di una teoria che ha come obiettivo lo studio dell’inconscio umano.Quel che ne esce è un film raffinato ed elegante di costume (molto bella la fotografia), un'indagine sulle menti dei protagonisti, evidenziata dal continuo rimando epistolare tra Freud e Jung.
La sceneggiatura è di Christopher Hampton che ha tradotto per il grande schermo il libro di John Kerr, “Un metodo molto pericoloso” (1993).
Nel film rispettivamente Viggo Mortensen interpreta, Freud, Michael Fassbender Jung e Sabina è Keira Knightley.
Carl Gustav Jung ha ventinove anni, sposato e in attesa di una figlia, è affascinato dalle teorie di Sigmund Freud. Nell'ospedale Burgholzli in cui esercita la professione di psichiatra viene portata una giovane paziente, Sabina Spielrein,  ebrea russa di famiglia benestanteLa ragazza è affetta da una grave forma di isteria che le provoca comportamenti aggressivi e a volte violenti, ma ha anche un'intelligenza brillante. Nel frattempo, le rivoluzionarie idee di Sigmund Freud stanno prendendo sempre più piede nel mondo della psichiatria, e lo stesso Jung, seguace delle teorie del medico austriaco, decide di applicare il suo metodo su Sabina.
Jung decide di prenderla in cura e di sperimentare su di lei le teorie del suo maestro. La paziente ha vissuto un'infanzia in cui le violenze subite dal padre hanno condizionato la sua sessualità. 
Jung fa emergere i conflitti della ragazza e la rende consapevole della sua storia con il padre, che è motivo  per lei di terribile sofferenza, ma pian piano i miglioramenti sono ben visibili.

Via via che la cura ottiene risultati Jung sollecita Sabina a studiare lei stessa psichiatrica, mentre di pari passo ne diventa l'amante, anche brutale e feroce, come la ragazza gli chiede di essere. La figura di Sabina e i comportamenti di Jung verso di lei - sofferti e contraddittori rispetto al suo comportamento pubblico improntato a morigeratezza e rigore - diventano il motivo scatenante delle divergenze e rivalità tra l'allievo e il maestro e mentore Freud.
Ma nel film interviene un'altra figura storica, quella di Otto Gross (Vincent Cassel) che sostiene le virtù della poligamia e l'innaturalità della monogamia. Egli crede che gli istinti non debbano essere repressi e che la repressione non è sinonimo di civiltà ma di malattia. 
Sullo sfondo c'è il contrasto (cui non è estranea la distanza tra l'ebreo austriaco e il protestante svizzero) tra la ferma convinzione scientifica di Freud a proposito dei limiti invalicabili della terapia e della professione psicoanalitiche, e la ricerca di Jung anche oltre e al di là di quei limiti.
Quando Jung e Freud intraprendono, assieme all'altro allievo del fondatore Ferenczi il loro viaggio negli Stati Uniti del 1909, Freud si chiede se al di là dell'Oceano si rendano conto che stanno portando loro il contagio della peste. 
Ottima l'interpretazione degli attori, forse un po' meno quella della Knightley, a volte un po' fuori dalle righe.
Questa storia con protagonisti che hanno rivoluzionato le scienze umane hanno suscitato l'interesse del regista  attento, come sempre, a vicende in cui siano centrali la complessità dell'essere umano e le pulsioni che ne promuovono l'agire. 
David Cronenberg si è appassionato al soggetto per la sua abbondanza di trame e sottotrame che si svolgono in un momento storico denso di conseguenze: “Sapevo che il testo teatrale conteneva una grande ricchezza di spunti per lo schermo. Questa storia di passioni dilanianti all’ombra di quell’evento immane che è stata la Prima Guerra Mondiale, permetteva di scandagliare a fondo due intense relazioni inestricabilmente intrecciate fra di loro. Il fatto che i protagonisti fossero personaggi di grande spessore realmente esistiti, e che il triangolo fra Jung, Freud e Sabina abbia di fatto dato vita alla moderna psicanalisi, rendeva il tutto ancora più intrigante”

C'è, in questo film, una riflessione sul potere e sulla dipendenza, sul desiderio di possesso e sulla voglia di plasmare e riplasmare l'altro (che sia un amante o un proprio allievo); c'è l'eterno contrasto tra natura e cultura, tra la necessità di soddisfare le proprie pulsioni e l'imperativo sociale di reprimerle, e i diversi modi di affrontare e gestire, da parte di ognuno, questo dualismo. Ci sono, soprattutto, tre personalità forti che tentano di trovare un riscontro, nel complesso intrecciarsi dei loro rapporti, alle teorie da loro elaborate, finendo per venirne consumati e profondamente cambiati.Forse troppa carne al fuoco per un film. 


Conversazione con David Cronenberg a cura di Barbara Sorrentini


Ci descrive il contesto storico temporale che lei ha scelto di rappresentare nel film, a partire dalla nascita della psicoanalisi?
Freud viveva a Vienna sotto l'impero austroungarico, determinato da un atteggiamento di forte antisemitismo. Era una società basata sull'ordine, che dava ai propri cittadini tutto ciò di cui avevano bisogno e si riteneva che il progresso dell'umanità continuasse, che gli esseri umani si stessero trasformando da animali in angeli, che ci fosse la chiave per risolvere tutti i problemi. Sigmund Freud invece con le sue teorie ha dimostrato che sotto questa apparente verità si nascondevano delle forze distruttive per la civiltà, creando un acceso dibattito perchè sosteneva che l'umanità era rimasta una tribù, un crogiolo di uomini capaci di compiere gesti distruttivi. Nel film lo vediamo costantemente minacciato per le sue tesi e assistiamo al tentativo da parte dell'intera società di seppellirlo. Motivo per cui vengono alla superficie tutti i pregiudizi che c'erano all'epoca contro gli ebrei e in particolare contro la sua teoria sulla sessualità. L'atteggiamento antisemita sviluppato nei suoi confronti e di tutto il suo gruppo di lavoro, era il motivo per cui Freud ci teneva che Jung diventasse il suo successore e arrivasse a promulgare le sue teorie e a diffonderle. Freud aveva un suo modo di fare tagliente, con un umorismo un po' cattivo, ma non lo ritengo un aspetto negativo perché era positiva la rivoluzione che lui stava portando nel modo di pensare nell'Europa di quegli anni. Su Jung ci sono più testimonianze rispetto a Freud, su youtube ci sono delle interviste di quando era anziano. Mi è sembrato un personaggio quasi religioso, dolce, con un atteggiamento paterno o da nonno. Certo è comprovato che lui abbia avuto un sacco di relazioni e che sua moglie le abbia tollerate, però ai miei occhi Jung è stato soprattutto un leader religioso ed è il motivo per cui Freud ad un certo punto lo ha attaccato, per questo sua deriva mistica. Per Freud era fondamentale che le sue teorie fossero dimostrate come scientifiche e promulgate da persone che avessero un atteggiamento puramente scientifico. 

Che valore attribuisce alla psicoanalisi oggi?
Recentemente ho letto un articolo sul New York Times che diceva che la psicoanalisi freudiana sta diventando molto popolare in Cina e che funziona. E' una cosa sorprendente se si considera la diversità culturale che c'è tra la cultura orientale cinese e quella europea. Jung era arrivato ad affermare che la psicoanalisi freudiana funzionava soltanto sugli ebrei e invece la dimostrazione della sua popolarità lo ha smentito. Negli ultimi 15 anni la psicoanalisi freudiana è tornata molto di moda, attraverso alcuni esami clinici, come la risonanza magnetica e la tac, è stata dimostrata l’esistenza di un pensiero non conscio, simile all'inconscio. Un concetto che Freud aveva identificato e di cui oggi c'è la prova scientifica. Il problema è che oggi un'analisi costa tantissimo, Freud non avrebbe mai concepito un Woody Allen che resta in analisi per 30 anni, avrebbe concepito solo qualche breve seduta per cercare di aiutare una persona a risolvere i suoi problemi e non avrebbe mai immaginato che noi potessimo diventare dipendenti dall'analisi con lo siamo oggi. Ormai gli psichiatri hanno pochissimo tempo per curare i pazienti, un quarto d'ora al massimo a seduta, e a quel punto ricorrono alle terapie farmacologiche, prescrivendo vari farmaci per le diverse sintomatologie, dall'ansia a tutto il resto. Sicuramente è più veloce e costa meno, ma non è detto che risolva il problema.
Questo film basato molto sulla parola e con testi molto teorici da far interpretare agli attori. Come mai l’immagine passa quasi in secondo piano?
Per me il volto è un'immagine forte, un paesaggio visivo importante e il fatto di concentrarmi sui primi piani e sui volti spiega molto di me e del mio tipo di cinema. Ho sentito varie volte usare il verbo “cronenberghizzare”, non voglio essere un regista che viene identificato per qualche cosa di strano, di bizzarro e particolare nel mio cinema. Quando giro sono totalmente devoto alla mia sceneggiatura e al mio progetto e resto concentrato su questo senza stare ad elaborare tutta una serie di teorie sul mio cinema. Invece, riguardo ai dialoghi anche Inseparabili era un film molto parlato. In "A Dangerous Method" ci sono anche le immagini del lago, c'è tutta l'ambientazione e la ricostruzione storica della Vienna dell'epoca, le location, lo studio di Freud.

Ci descrive la figura di Sabina Spielrein, di Freud e di Jung, dal suo punto di osservazione?
Sabina Spielrein è quella che introduce il concetto di distruzione come forza creativa ed è vero che in questo senso è la scienziata che crea la svolta. E’ una figura che può terrorizzare e che può essere paragonata allo scienziato del mio film La Mosca, perchè fa questa scoperta così innovativa e così lontana da quelle che erano le teorie del tempo. Quello che a me interessava in questo film non era tanto la struttura, ma la tematica. Io sono partito dalla pièce teatrale di Christopher Hampton, The talking cure, e quello che mi ha incuriosito di più è stato questo mènage à trois a livello intellettuale che si instaura tra di loro. Sabina è il nucleo essenziale del film, è lei che crea la situazione per un'evoluzione della teoria psicoanalitica: da un lato lei è quella che evolve di più, passando dalla malattia e dalla sua nevrosi a diventare lei stessa una psicoanalista, dall'altro mette in crisi Jung sulle sue teorie. Sigmund Freud invece, pur essendo uno psicoanalista affermato che aveva già trovato parecchi elementi scientifici a sostegno delle sue teorie, arriva ad assorbire il contributo che Sabina gli dà introducendo l'elemento fondamentale della pulsione di morte. Ognuno dei tre personaggi arriva, a modo suo, ad un'evoluzione.

Che tipo di ricerca e di documentazione ha fatto sulle teorie psicoanalitiche e come è riuscito a tradurle in materia cinematografica?
Ho letto tantissimi testi di Freud, da sempre. Mi hanno sempre appassionato, non solo per le teorie, ma anche perchè sono scritti molto bene e in tedesco hanno un valore letterario. La storia di Sabina l'ho conosciuta attraverso il testo teatrale di Hampton e mi ha affascinato la storia d'amore. Però non volevo fissare l'attenzione solo su questa passione e neanche solo sull'aspetto intellettuale. Mi interessava l'aspetto scientifico, ma volevo cogliere anche quello artistico. Ho utilizzato anche un altro testo, Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo di Stefan Zweig che dimostra quanto umorismo c'era nell'ambiente viennese scientifico del tempo. Volevamo essere molto accurati nelle ricostruzioni e mi piaceva l'idea di riprodurre questo scambio epistolare fertile fra tutti gli scienziati e che nel film è concentrato su loro tre. Si diceva che a Vienna la posta veniva consegnata cinque volte al giorno, era come le mail di oggi.

E quello strumento affascinante sulla libera associazione di idee?
E’ la ricostruzione accurata di un macchinario realmente esistito.

(4 ottobre 2011)

Nessun commento:

Posta un commento