venerdì 4 gennaio 2013

Central do Brasil di Walter Salles


Central do Brasil di Walter Salles (1998) Sceneggiatura di Marcos Bernstein, João Emanuel Carneiro, Walter Salles Con Fernanda Montenegro, Marília Pêra, Vinícius de Oliveira, Soia Lira, Othon Bastos, Otávio Augusto, Stela Freitas, Matheus Nachtergaele, Caio Junqueira, Socorro Nobre, Manoel Gomes, Roberto Andrade, Sheyla Kenia, Malcon Soares, Maria Fernandes Musica: Jaques Morelenbaum, Antonio Pinto Fotografia: Walter Carvalho (113 minuti) Rating IMDb: 8.0

Rivedere Central do Brasil di Walter Salles è per me ripercorrere alcune tappe del viaggio che ho intrapreso in Brasile, un paese che non si conosce mai abbastanza, che chiede però di essere conosciuto per quello che è e non per come viene dipinto dalle agenzie turistiche o dalla cronaca di tutti i giorni. Ricordo la prima volta che sono arrivata e che mi sono detta “credevo di avere capito molte cose, qui mi rendo conto che non so proprio nulla del mondo e della gente che lo abita”…

A livello internazionale le statistiche ufficiali danno il Brasile come un paese emergente, ma la gente non vive questa illusione, sa di dover lottare ogni giorno per la propria sopravvivenza e per il proprio riscatto: nessuno lo farà al loro posto. Rio è una città in cui le contraddizioni saltano agli occhi, ma in cui è ben visibile anche la profonda umanità che ci fa sentire vicini alla gente che lo abita nonostante sia considerata una delle città più violente del mondo.
La storia de “Central de Brasil” è semplice. Dora (intepretata dalla bravissima Fernanda Montenegro) scrive lettere per la gente analfabeta nella stazione centrale. Ascolta e trascrive storie di un Brasile poco conosciuto, quelle di una popolazione emigrata nella grande città e che tenta di mantenere un legame con i parenti e con il passato.
Una delle sue clienti è Ana, che, insieme a suo figlio Josuè di nove anni: il marito l’ha lasciata e  il figlio sogna di incontrarlo perché non l’ha mai conosciuto. Ana, però, uscendo dalla stazione viene investita e muore e Josué, il figlio, rimane solo e abbandonato. Non gli resta che attaccarsi a Dora perché lo aiuti a ritrovare il padre e, caparbio, vuole continuare a scrivergli.
Dora, però, è una donna che una vita altrettanto difficile e sfortunata ha reso cinica e il suo cuore non sembra trovare più posto per i sentimenti. Le lettere non le spedisce, le legge con l'unica sua amica che le rimprovererà questa sua mancanza di cuore. Prima cerca di allontanare il ragazzo, poi di approfittare di lui vendendolo ad un’agenzia per adozioni illegali. Quando scoprirà cosa si nasconde dietro l'organizzazione si riprenderà il ragazzo e se lo porterà a casa.
Pian piano il bambino sa entrare nella sua vita e Dora accetta di accompagnarlo nel Nordest alla ricerca di suo padre.

Il film inizia nella maggiore stazione del treno. Un treno che però non porta in altre città, ma porta la gente più povera di Rio verso le periferie più lontane. Il flusso delle persone è incessante, disumanizzato e su questo sfondo il regista mette a fuoco il volto della gente che una dopo l’altra va da Dora alla ricerca di un rapporto personale, individuale.
Il poco più che trentenne regista brasiliano sceglie di tenere a fuoco i protagonisti e di lasciare che i volti ed i corpi davanti e dietro a loro siano fuori fuoco. Il risultato è quello di una frenetica impressione di movimento, ottenuta con un semplice carrello, qualche comparsa ed un diaframma aperto.
La vita di Dora si svolge nella stazione e nel treno fino alla propria casa lontana e degradata. L’unica presenza affettiva, un’amica che vive più o meno nelle sue condizioni. Una vita che sembra non avere sbocchi chiusa in un circolo vizioso senza speranza. Il cerchio si spezzerà quando Dora deciderà di aiutare Josuè e pian piano sentirà risvegliarsi dentro di sé i sentimenti che  possono farti soffrire, ma che ti rendono una persona e ti restituiscono la dignità.
Central do Brasil è la storia di un viaggio che racchiude in sé numerosi altri viaggi: non solo quello di Josué alla scoperta di un padre che non conosce, che ostinatamente immagina buono e affettuoso a dispetto della realtà, ma anche quello di Dora, in fuga da un destino che l’ha resa diffidente e cinica e che nella sua mente ripercorre la sua storia alla ricerca di un senso. E’ il viaggio anche dei fratelli di Josué, Moises e Isaia, anche loro ad un bivio della loro vita, incerti se rimanere ancora legati ad un passato che non si fa mai presente (il ritorno del padre, promesso in una lettera, ma non ancora avvenuto), o se proseguire da soli nella costruzione della loro vita.


E' un viaggio nel Brasile meno conosciuto e più vero, tra quella gente che vive lontano dalla civiltà, in quel Brasile che pochi conoscono.
Central do Brasil è il film di un popolo in viaggio, di migliaia di persone che salgono e scendono da bus, dal metro, dai treni, ognuno protagonista di piccole e significative storie che i “grandi” ignorano.

E il viaggio comincia nella "Central do Brasil" a Rio per ripercorrere all'incontrario la strada di tanti emigranti che dal nord est vanno alla ricerca di fortuna nelle grandi città.

Il film è stato girato a Rio de Janeiro, a Bahia, a Pernambuco e a Ceará. Tutta l’équipe del film ha attraversato più di 10.000 km attraverso il Brasile.
E' vero, come hanno detto alcuni, che la sceneggiatura di Central do Brasil non è molto originale. Ma dietro questa apparente semplicità si nascondono sfumature e sguardi che mettono a fuoco gli aspetti più veri dei personaggi, la complessità dell'animo umano. Basta essere attenti a tanti piccoli particolari: al pianto della protagonista, nascosta da un vetro opaco, quando il camionista che ha iniziato a corteggiare l'abbandona; al modo in cui vengono raccontati l'assalto ai treni nella stazione in cui lavora la donna, all'arrivo dei pendolari, alla violenza quotidiana. 
Central do Brasil lascia emergere tra le righe della narrazione, un ritratto del Brasile contemporaneo di grande forza e crudezza, ma anche di grande umanità. Dora, la protagonista, confessa alla fine del film: "Ho nostalgia di tutto", di tutto quello che tante vite dimenticate non hanno mai avuto. Josuè comincerà la sua storia nel momento in cui ritroverà le sue origini, una storia che non sappiamo quale sarà.

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