lunedì 14 gennaio 2013

Gran Torino di Clint Eastwood


Un film di Clint Eastwood. Con Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley, Austin Douglas Smith, John Carroll Lynch, William Hill, Chee Thao, Choua Kue, Brooke Chia Thao, Scott Eastwood, Xia Soua Chang, Cory Hardrict, Geraldine Hughes, Brian Howe, Brian Haley, Dreama Walker, Nana Gbewonyo, John Antony, Doua Moua, Sarah Neubauer, Lee Mong Vang. Genere Azione, colore 116 minuti. - Produzione USA 2008. Rating IMDb: 8.4/10

Film dopo film, Clint Eastwood ha toccato tematiche sempre più scottanti e con leggerezza e semplicità ha saputo scavare in modo profondo nei sentimenti più umani e veri.
Il protagonista è un vecchio reduce della guerra di Corea, di carattere burbero e stizzoso.
E' un uomo che vuole solo una cosa: essere lasciato tranquillo. Vive in difesa: difende la sua vita, i suoi valori, si difende dalle intrusioni. Vive come arroccato in una casetta dei sobborghi multietnici di Detroit in cui si fronteggiano temibili gang. Un uomo impenetrabile che usa un eloquio essenziale, duro se necessario con un solo intento: tenere lontano la gente che non ama. Un uomo, però, che ha conservato dentro di sé un profondo senso della morale e della giustizia.
Gli è appena morta la moglie e lo vediamo ai suoi funerali. Ci sono i figli, i nipoti che guarda con antipatia con cui non ha nulla da condividere se non il legame di sangue.

Tutta la sua famiglia, figli compresi, vivono di quei valori fasulli tipici del consumismo che lui non capisce e neanche vuole capire. A loro non nasconde la propria disapprovazione e insofferenza.
Chiude letteralmente la porta in faccia anche al giovane prete che viene a trovarlo perchè sua moglie gli ha detto di vigilare su di lui. liquidandolo così"Perchè non va a pascolare le altre sue pecore?"
Walt Kowalski è di origine polacca, come gli piace ripetere. Nel quartiere di Detroit dove vive ci sono gli italiani, gli irlandesi, i messicani, i neri. Ci sono anche "i musi gialli" o come li chiama senza mezzi termine i "topi di fogna". Sono tutti cittadini americani, ma vivono chiusi nella loro comunità cercando di mantenere integre le loro abitudini ed usanze. Non ama e non frequenta i suoi vicini e il suo atteggiamento razzista è esplicito: nei loro confronti è molto diffidente.
Walt Kowalski ha passato decenni alla catena di montaggio. È stato operaio ed è ancora orgoglioso del suo lavoro e di avere montato macchine che ancora ama: a quella che ha in garage, una Ford Gran Torino, ha montato il volante. "La Gran Torino rappresenta il suo orgoglio e la sua gioia," spiega Eastwood. "Walt in un certo senso è la Gran Torino. Non ci fa nulla con questa macchina se non lasciarla ferma in garage. Ma ogni tanto la scopre e la lucida. Walt con un bicchiere di birra e di fronte alla sua macchina: in questa fase della sua vita è la cosa migliore che gli rimane."
Ma si sente anche vecchio e sconfitto. Attorno a lui ha visto cambiare tutto, dai prati di fronte alle case, alle facce di chi le abita. Ogni giorno si sente costretto a difendere il proprio territorio e lo fa con accanimento e tenacia. Se ne sta seduto davanti alla casa con la sua lattina di birra e tenendo sempre a portata di mano il suo fucile, quello con cui ha combattuto nella guerra in Corea.
Ma uno dei problemi che sente maggiormente è il cattivo rapporto con i suoi figli con cui sembra non avere nulla in comune e che non vedono l'ora di rinchiuderlo in un bell'istituto per vecchi.
Glielo vanno a proporre poco giorni dopo la morte della moglie suo figlio e la nuora proprio il giorno del suo compleanno. Proposta che accoglie con un ringhio e cacciandoli tutte due di casa.
A Walt piace andare al bar a far quattro chiacchiere con i suoi amici e anche lì sarà raggiunto suo malgrado dal parroco che sembra non voler desistere dalla sua missione. Il sacerdote gli chiede di parlare con lui. Questa volta accetta e discorrerano della morte e della vita.
Walt gli chiede cosa ne sa lui, e con sarcasmo gli dice: "Lei sa soltanto quello ha imparato in seminario. La morte è amara e dolce, amara nella salvazione, dolce nella salvazione... è patetico...
Io ci ho vissuto per tre anni con la morte, uccidevamo, passavamo i nemici per la baionetta, massacravamo dei diciassetteni a colpi di badile, cose che non riuscirò mai a dimenticare, cose disumane, ma con cui riesco a vivere". E come non dargli ragione.
I suoi vicini di casa sono una famiglia di vietnamiti Hmong che si allearono agli americani e alla loro resa vennero uccisi o scapparono. A cambiare la sua vita sarà il figlio più piccolo di sedici anni Thao, che vive, unico maschio, con la nonna, la mamma e una sorella più grande, Sue. E' goffo e insicuro in quanto è circondato da tutte quelle donne che sono dominanti nella famiglia. E' alla ricerca di un modello di riferimento e lo troverà in Walt
Sarà proprio la sorella, Sue, ad avvicinare il vecchio scorbutico alla sua gente.
Thao ama curare le piante del giardino ma la banda del cugino lo provoca continuamente inseguendolo anche per strada per costringerlo ad unirsi a loro. Ragazzi che non sono riusciti ad integrarsi veramente. Fanno dell'appartenenza al gruppo e della violenza la loro identità. La vita di Walt cambia il giorno in cui Thao cederà alle minacce del cugino Spider e si introdurrà nel suo garage per rubare la Gran Torino. Walt lo scopre, lo lascia andare ma affronterà con il suo fucile i membri della gang che avevano sconfinato nella sua proprietà. La banda, impaurita, se la dà a gambe.
Otterrà, così, la riconoscenza della sua famiglia e il giorno dopo vedrà tutti i vicini deporre sulla sua scala d'ingresso mazzi di fiori e portargli piatti prelibati. Seccato e un po' in imbarazzo chiede ai due fratelli che gli portano delle piantine perchè non lo lasciano in pace. Sue gli spiega che tutti gli portano dei doni perchè ha salvato Thao e che lo ritengono un eroe e che Thao è lì per chiedergli scusa per aver tentato di rubargli l'auto.
Ma le bande continuano ad imperversare. Questa volta se la prendono con la sorella di Thao. Ed è proprio lui ad intervenire. Scende dal furgone e chiede ai ragazzi: "Avete mai fatto caso che qualche volta si incontra qualcuno che non va fatto incazzare. - Sputa per terra e continua - Beh quel qualcuno sono io". 
Sue, grata, lo invita ad un barbecue nella sua casa e stranamente Walt accetta. La ragazza sa prenderlo, scherza con lui. Quando fa battute un po' razziste, non si offende, sorride e lo tratta con affetto. Walt, anche se non vorrebbe darlo a vedere, prova simpatia per lei, perchè è una ragazza autentica e sincera. La segue: per quel giorno si sente di andare "a mangiare con estranei". Trova stupide molte cose, ma accetta le spiegazioni: "siete un popolo di matti" dice, ma rimane a mangiare e non sembra trovarsi poi così male. Alla fine conclude che sta meglio con quei musi gialli che con quei "depravati" della sua famiglia. 
Thao andrà a lavorare per lui per aver tentato di rubargli la macchina. Con il ragazzo inizierà un rapporto che con l'andare del tempo diventerà sempre più profondo: riuscirà con lui ad essere quel padre che non è riuscito ad essere con i suoi figli, anche perchè Thao ha ancora dei sentimenti, è un ragazzo puro e buono pronto ad accettare quello che l'uomo sa insegnargli.
Lo porterà nel suo grande magazzino. Il ragazzo è molto incuriosito, si interessa ad ogni attrezzo che vede e gli fa molte domande. Dietro la guida di Walt impara a lavorare a darsi da fare.
Walt ormai si è avvicinato a Sue e Thao e li ha presi sotto la sua protezione. Si vede che impara a voler bene a quei ragazzi e che loro vogliono bene a lui. Semplicemente si prendono cura gli uni degli altri.
Quando però la banda aggredirà Thao e violenterà Sue, la tentazione di usare il suo fucile è forte.
Il riscatto per due ragazzi puri ed onesti in quel quartiere sembra impossibile e la rabbia di Walt è tanta. Thao gli chiede di aiutarlo a vendicarsi, ma lui chiede tempo per pensare. Riluttante il ragazzo lo lascerà solo.
Quando tornerà da lui, Walt gli regalerà la medaglia che si era guadagnato in Corea. Il ragazzo gli chiede: “Quanti uomini hai ucciso?” “Tredici, forse di più”. “Cosa si prova ad uccidere?” “E’ meglio che non lo provi” e lo chiude a chiave in cantina perchè capisce che il ragazzo è intenzionato a fare giustizia alla sorella.
E' a questa esperienza che vuole sottrarlo. Ha visto troppe vite spezzate nella guerra in Corea, ha visto troppo sangue correre e sa che violenza genera violenza, genera solo la morte. Non vuole che i suoi giovani amici debbano vivere in quella logica, vuole lasciargli qualcosa che li aiuti a vivere davvero. Desidera che possano vivere una vita normale e che si sottraggano a quel destino di perdenti.
Sa di essere malato e di non avere molto da vivere e vuole fare qualcosa della sua morte, per dare anche significato alla sua vita, vuole fare qualcosa per quei ragazzi che sia qualcosa di buono.
Andrà dai ragazzi della banda, non userà violenza, il fucile lo lascerà a casa questa volta e, alla fine, qualcun altro tornerà a guidare la Gran Torino del ’72.
Clint Eastwood sa dire nella più grande semplicità cose importanti. Sa toccare i problemi che la gente che vive ai margini si trova ad affrontare tutti i giorni con una grande sensibilità senza ideologie, senza schemi fissi. Parla della vita e della morte e soprattutto del senso di responsabilità che ogni individuo dovrebbe avere nei confronti di chi incontra nella vita. Rifugge dalla retorica, cerca ciò che è essenziale e autentico.
In questo film parla del rapporto padre-figli, di cosa si porta dietro uno che ha fatto la guerra, della religione, ma soprattutto parla dei problemi che si vivono in certi quartieri lasciati a se stessi dove vige la legge del più forte, della prepotenza e della sopraffazione. Parla di un uomo che anche da vecchio impara a cambiare e lo fa proprio nell'incontro con dei giovani così diversi da lui. Tante piccole cose che fanno di questo film un gran film.

Del film – dice il regista - mi piaceva l'idea che non è mai troppo tardi per imparare, crescere, capire. E ricevere una sorta di illuminazione".
“Quello che mi ha affascinato del copione, il modo in cui progredisce dall'intolleranza alla solidarietà. Walt è uno che all'inizio insulta tutti, come spesso fanno quelli della sua generazione, apostrofa i vicini immigrati, che non conosce nemmeno, con pesanti affermazioni razziste, non riesce a trattenersi, fino a quando diventa il loro più strenuo difensore. Non è un uomo politicamente corretto, ma ha una sua sensibilità, e lo diventa. Allo stesso tempo penso che il "politicamente corretto" stia andando troppo oltre, la gente perde il senso dell'umorismo. Mia moglie è un misto di tutto - messicana, giapponese, nera, irlandese - e io la prendo sempre in giro su tutte le sue particolarità etniche e ci divertiamo. Ma forse non ci piacerebbe se lo facesse qualcun altro".

Gran Torino è il primo film importante che descrive personaggi della comunità degli Hmong - una tribù etnica di 18 clan sparpagliati tra le colline del Laos, del Vietnam, della Tailandia e di altre parti dell'Asia - emigrati negli gli Stati Uniti a seguito del loro coinvolgimento nella Guerra del Vietnam.
Gli attori sono scelti proprio nella comunità e nessuno di loro aveva mai fatto l'attore. Per trovarli e sceglierli "siamo andati nei luoghi frequentati dagli Hmong" ricorda il consulente culturale: "Siamo andati alla celebrazioni per la Festa del Papà. Siamo andati ai loro eventi religiosi" e hanno fatto centinaia di provini.
Quando Eastwood ha scelto il sedicenne Bee Vang di St. Paul per il ruolo centrale di Thao, il ragazzo è caduto in ginocchio e si è messo a piangere.
"Sono cresciuto con i suoi film, sia quelli western che quelli di altro genere, come 'Ispettore Callaghan' - racconta - ma non avrei mai immaginato che un giorno avrei incontrato quest'uomo, e poi è successo. Mr. Eastwood è una persona molto piacevole, un uomo umile. Ho adorato ogni minuto di lavoro con lui e con il resto della troupe"
Ahney Her è stata scelta tra centinaia di ragazze e anche lei dice del regista: "Ti fa sentire a tuo agio e non è il tipo che ti dice parola per parola quello che devi fare. Vuole che ognuno si esprima nel modo che ritiene più giusto, ma se pensa che per qualche motivo non vada bene, lo dice. E' un uomo fantastico ed è stato stupendo lavorare con lui".
Chee Thao, la donna di 61 anni che interpreta la nonna di famiglia, è nata nel Laos ed ora vive a St. Paul. La Thao ha tarscorso molto tempo a parlare con l'attore/regista mentre sua nipote le faceva da traduttrice. Avendo vissuto un passato tragico, ha messo anima e cuore nella sua performance. Ha detto che non avrebbe avuto problemi a calarsi in questa parte in quante era proprio lei stessa.

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