sabato 12 gennaio 2013

La fuga di Marta di T. Sean Durkin.


Un film di T. Sean Durkin. Con Elizabeth Olsen, Christopher Abbott, Brady Corbet, Hugh Dancy, Maria Dizzia. Titolo originale Martha Marcy May Marlene. Drammatico, durata 101 min. - USA 2010. - 20th Century Fox , IMDb 7,0/10 

Martha scappa all'alba, attraverso i boschi, dalla casa in campagna dove ha vissuto due anni insieme ad una piccola comunità che l'ha accolta come parte della famiglia, ma che le ha imposto comportamenti da cui la ragazza rimarrà forse traumatizzata tutta la vita. 
Telefona alla sorella chiedendole aiuto, l'unica persona rimasta della sua famiglia d'origine, nella bella casa borghese, nel Connecticut, che Lucy ha preso col marito. Ma è la sua una scelta obbligata, non avendo un altro posto in cui andare. Si ritroverà in luogo che non le appartiene, senza un progetto di vita per il futuro. 
Nel titolo originario, tre nomi e una protagonista. La storia di Sean Durkin, regista esordiente e sceneggiatore di Martha Marcy May Marlene (titolo originale de La fuga di Martha) non è la storia di una ragazza in fuga da una sorta di setta della quale era stata volontaria prigioniera per due anni, ma quella di una ricerca identitaria che non raggiungerà mai.
Non sappiamo  perchè Marta sia finita in questa comunità nella profonda campagna americana da cui poi scappa. Quello che sappiamo è che non è difficile in America che adolescenti  vengono accolti in comunità che ne plagiano la personalità e la volontà. Spesso si tratta di ragazzi con vicende familiari gravissime e con vissuti di droga o alcolismo. Trovano un gruppo, un capo carismatico che pian piano plagia le loro fragili esistenze.
Durkin racconta di una ragazza fragile, combattuta in rapporto a due realtà estreme e opposte: una comunità (fintamente) comunitaria e libertaria e quello rigidamente borghese della sorella e di suo marito. Marta era fuggita dall'ambiente familiare cercando forse un luogo di libertà, diverso dal mondo a cui apparteneva, ma in quel mondo ritornerà dopo questa esperienza alternativa rivelatasi più che deludente: non riuscirà a ritrovare una propria strada, un proprio percorso di vita, forse neanche la cercherà.
Al cognato che le chiederà "Cosa vuoi fare?"lei risponderà <"perchè non posso semplicemente esistere?" E' come bloccata, impossibilitata a crescere, a maturare, rimane immobile: non ama la vita della sorella, anzi la disprezza, ma non vuole andarsene.Riconosce i propri problemi, ma non vuole curarsi. Inoltre le riesce sempre più impossibile liberarsi dai fantasmi di un passato, quello trascorso nella comunità, fatto di violenze psicologiche e sessuali. Ma quegli incubi non possono trovare soluzione in un ambiente che non fatica a comprenderla e da cui non riesce a farsi comprendere. Proverà a vivere la vita della sorella, cambierà vestiti, la sorella cercherà un dialogo impossibile con lei, che mai riuscirà ad aprirsi fino alla rottura interiore.
Martha viene presa da panico,dall'angoscia: sente di essere braccata e che per lei non c'è soluzione.Litigherà con la sorella, con il cognato che decideranno di metterla in una casa di cura.

Sa per certo che non ne uscirà mai più e che forse gli altri torneranno a prenderla...
Anche se la storia poteva avere degli spunti interessanti, mi è sembrato un film troppo angusto, spezzettato. Assistendo al film si viene catturati in questo labirinto senza uscita e non sempre sono molto chiari motivi per cui Marta ci è entrata e non potrà uscirne. La storia è raccontata con continui flashback prima e dopo la sua "fuga" più che una fuga è uscire da una prigione per entrare in un'altra. Il film risente anche di un andamento molto lento, soprattutto perchè in fondo non succede mai nulla che non si sapesse già. Insomma, devo essere sincera, per quello che vale il mio giudizio, il film non è riuscito a prendermi.
L'opera prima di Durkin è stato presentato nella sezione "Un Certain Regard" a Cannes 2011 e premiata al Sundance. Protagonista del film è Elizabeth Olsen: il film si costruisce per la maggior parte tutto su di lei, protagonista assoluta e all'altezza del ruolo.

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