giovedì 13 febbraio 2014

Il giardino dei limoni di Eran Riklis

Un film di Eran Riklis. Con Hiam Abbass, Ali Suliman, Doron Tavory, Rona Lipaz-Michael, Tarik Kopty.  Titolo originale Lemon Tree. Drammatico, durata 106 min. - Israele, Germania, Francia 2008

Il giardino dei limoni ("Lemon tree") di Eran Riklis è una fiaba politica raccontata in un film che non vuole essere politico: è un racconto semplice, senza metafore ingombranti, in cui si spiega una delle situazioni più complesse e dolorose del nostro tempo. La leggerezza velata di melanconia fa di un dramma un´opera poetica, in cui non manca, per fortuna, quella dose di suspense indispensabile a un vero spettacolo. Tutto questo lo si deve alla sceneggiatura, agli attori e alla ferma mano del regista. Dunque un film perfetto? Non esistendo la perfezione, direi un film riuscito. Perché non sempre si riesce a rappresentare attraverso una fiaba una tragedia, o perlomeno l´angolo di una tragedia, in cui scorre quotidianamente il sangue.
Salma vive in un villaggio della Cisgiordania, contrada destinata a diventare in un imprecisato e imprecisabile futuro lo Stato palestinese. Una terra, almeno tre volte «santa» (per ebrei, cristiani e musulmani), occupata dal 1967 dall´esercito israeliano. Salma ha una cinquantina d´anni, è vedova e, partiti i figli, vive sola in una bella casa austera in mezzo all´agrumeto ereditato dal padre. Un vecchio bracciante l´aiuta a coltivare gli alberi centenari che danno limoni succosi e profumati. Quegli alberi sono la sua vita.
Ma l´agrumeto di Salma si stende in prossimità della Linea Verde che separa Israele dai territori occupati. E proprio lì, vicino a quella frontiera contestata, affacciata sul campo di limoni, sorge un'elegante dimora in cui è venuto ad abitare il ministro israeliano della Difesa. I servizi di sicurezza non hanno dubbi: gli alberi di Salma costituiscono un pericolo. Sono un rifugio ideale per dei terroristi ed è impensabile che il capo di Tsahal, l´esercito israeliano, viva vicino a quella piantagione di limoni, dietro i quali potrebbero nascondersi i kamikaze di Hamas. L´ordine arriva quindi inesorabile: gli alberi devono essere sradicati e l´agrumeto cancellato.
Salma non si arrende e, aiutata da un avvocato palestinese (Ziad, che ha studiato in Russia), decide di affrontare la Corte Suprema israeliana, vale a dire i legali dell´esercito d´occupazione e dello stesso governo di Gerusalemme. Le probabilità di vincere la partita sono scarse. La sicurezza è per gli israeliani un dogma inviolabile, e, nonostante il formale rispetto della procedura, la giustizia finirà con l´accettare gli argomenti della polizia militare. Salma promuove dunque un´azione di principio, ma scopre all´improvviso di avere un´alleata: Mira, la moglie del ministro della difesa, che l´osserva ogni giorno mentre si aggira tra i suoi alberi e capisce i suoi sentimenti.
Tra le due donne si crea una complicità che supera, va ben aldilà del conflitto israelo-palestinese. Il rapporto tra Salma (la straordinaria Hiam Habbas) e Mira non è tuttavia la sola chiave del film. Il racconto non si esaurisce nella reciproca comprensione delle due donne, metaforicamente rappresentanti dei due popoli in aperta tenzone, spesso armata, ma entrambi animati da sentimenti più complessi. Eran Riklis disegna una donna palestinese che rifiuta di sottomettersi alla forza dell'occupante, e che al tempo stesso si batte contro i pregiudizi dei compatrioti immersi in secoli di maschilismo.

Come la letteratura e la storiografia, anche il cinema israeliano contribuisce a infrangere l´idea di una società compatta, alle spalle di governi intransigenti. Idea assai diffusa in Europa, dove il manicheismo, nella scelta di campo di fronte al conflitto mediorientale, crea spesso opinioni sbagliate.
Per non dire aberranti. Molti intellettuali israeliani dimostrano da decenni (nei romanzi, nei testi di storia, e adesso nel cinema) di saper essere indipendenti dalla verità ufficiale, quella di Stato, spesso ridotta a ottusa propaganda, e anche dalle cieche passioni suscitate da un conflitto permanente. Tre anni dopo il successo di La sposa siriana, Eran Riklis ha voluto girare un altro film con Hiam Abbas.
Film in cui, sia pur con la leggerezza, appunto, di una fiaba, mette sotto accusa ancora una volta gli abusi di potere, e l´ottusità dell´integralismo e del nazionalismo. Egli fa onore al cinema israeliano, insieme a registi come Eran Korilin, Josef Cedar, Amos Gitai, David Volach.
Pur ispirandosi a un fatto di cronaca, Eran Riklis si rifugia nella fiction, per immergere il personaggio centrale di Salma nella complessa e spesso umiliante vita in Palestina. Ma non ne fa una ribelle aggressiva di fronte alle ingiustizie che subisce. La bella vedova con la schiena dritta non appartiene ad alcun partito. Non domanda niente di più di quello che le appartiene. E poiché l´agrumeto appartiene da generazioni alla sua famiglia non capisce perché non debba essere lei a decidere il destino degli alberi che lo compongono.

Il film è vincitore del premio del pubblico all´ultima Berlinale.
di Bernardo Valli da Repubblica 27 novembre 2008 

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