Un film di Eran Riklis. Con Hiam Abbass, Ali Suliman, Doron
Tavory, Rona Lipaz-Michael, Tarik Kopty. Titolo originale Lemon Tree. Drammatico,
durata 106 min. - Israele, Germania, Francia 2008
Il giardino dei limoni ("Lemon tree") di Eran
Riklis è una fiaba politica raccontata in un film che non vuole essere
politico: è un racconto semplice, senza metafore ingombranti, in cui si spiega
una delle situazioni più complesse e dolorose del nostro tempo. La leggerezza
velata di melanconia fa di un dramma un´opera poetica, in cui non manca, per
fortuna, quella dose di suspense indispensabile a un vero spettacolo. Tutto
questo lo si deve alla sceneggiatura, agli attori e alla ferma mano del
regista. Dunque un film perfetto? Non esistendo la perfezione, direi un film
riuscito. Perché non sempre si riesce a rappresentare attraverso una fiaba una
tragedia, o perlomeno l´angolo di una tragedia, in cui scorre quotidianamente
il sangue.
Salma vive in un villaggio della Cisgiordania, contrada
destinata a diventare in un imprecisato e imprecisabile futuro lo Stato
palestinese. Una terra, almeno tre volte «santa» (per ebrei, cristiani e
musulmani), occupata dal 1967 dall´esercito israeliano. Salma ha una
cinquantina d´anni, è vedova e, partiti i figli, vive sola in una bella casa
austera in mezzo all´agrumeto ereditato dal padre. Un vecchio bracciante
l´aiuta a coltivare gli alberi centenari che danno limoni succosi e profumati.
Quegli alberi sono la sua vita.
Ma l´agrumeto di Salma si stende in prossimità della Linea
Verde che separa Israele dai territori occupati. E proprio lì, vicino a quella
frontiera contestata, affacciata sul campo di limoni, sorge un'elegante dimora
in cui è venuto ad abitare il ministro israeliano della Difesa. I servizi di
sicurezza non hanno dubbi: gli alberi di Salma costituiscono un pericolo. Sono
un rifugio ideale per dei terroristi ed è impensabile che il capo di Tsahal,
l´esercito israeliano, viva vicino a quella piantagione di limoni, dietro i
quali potrebbero nascondersi i kamikaze di Hamas. L´ordine arriva quindi
inesorabile: gli alberi devono essere sradicati e l´agrumeto cancellato.
Salma non si arrende e, aiutata da un avvocato palestinese (Ziad,
che ha studiato in Russia), decide di affrontare la Corte Suprema
israeliana, vale a dire i legali dell´esercito d´occupazione e dello stesso
governo di Gerusalemme. Le probabilità di vincere la partita sono scarse. La
sicurezza è per gli israeliani un dogma inviolabile, e, nonostante il formale
rispetto della procedura, la giustizia finirà con l´accettare gli argomenti
della polizia militare. Salma promuove dunque un´azione di principio, ma scopre
all´improvviso di avere un´alleata: Mira, la moglie del ministro della difesa,
che l´osserva ogni giorno mentre si aggira tra i suoi alberi e capisce i suoi
sentimenti.
Tra le due donne si crea una complicità che supera, va ben aldilà del conflitto
israelo-palestinese. Il rapporto tra Salma (la straordinaria Hiam Habbas) e
Mira non è tuttavia la sola chiave del film. Il racconto non si esaurisce nella
reciproca comprensione delle due donne, metaforicamente rappresentanti dei due
popoli in aperta tenzone, spesso armata, ma entrambi animati da sentimenti più
complessi. Eran Riklis disegna una donna palestinese che rifiuta di
sottomettersi alla forza dell'occupante, e che al tempo stesso si batte contro
i pregiudizi dei compatrioti immersi in secoli di maschilismo.
Come la letteratura e la storiografia, anche il cinema
israeliano contribuisce a infrangere l´idea di una società compatta, alle
spalle di governi intransigenti. Idea assai diffusa in Europa, dove il
manicheismo, nella scelta di campo di fronte al conflitto mediorientale, crea
spesso opinioni sbagliate.
Per non dire aberranti. Molti intellettuali israeliani
dimostrano da decenni (nei romanzi, nei testi di storia, e adesso nel cinema)
di saper essere indipendenti dalla verità ufficiale, quella di Stato, spesso
ridotta a ottusa propaganda, e anche dalle cieche passioni suscitate da un
conflitto permanente. Tre anni dopo il successo di La sposa siriana, Eran
Riklis ha voluto girare un altro film con Hiam Abbas.
Film in cui, sia pur con
la leggerezza, appunto, di una fiaba, mette sotto accusa ancora una volta gli
abusi di potere, e l´ottusità dell´integralismo e del nazionalismo. Egli fa
onore al cinema israeliano, insieme a registi come Eran Korilin, Josef Cedar,
Amos Gitai, David Volach.
Pur ispirandosi a un fatto di cronaca, Eran Riklis si
rifugia nella fiction, per immergere il personaggio centrale di Salma nella
complessa e spesso umiliante vita in Palestina. Ma non ne fa una ribelle
aggressiva di fronte alle ingiustizie che subisce. La bella vedova con la
schiena dritta non appartiene ad alcun partito. Non domanda niente di più di
quello che le appartiene. E poiché l´agrumeto appartiene da generazioni alla
sua famiglia non capisce perché non debba essere lei a decidere il destino
degli alberi che lo compongono.
Il film è vincitore del premio del pubblico all´ultima Berlinale.
di Bernardo Valli da Repubblica 27 novembre 2008
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