Un film di Jérôme Enrico. Con Bernadette Lafont, Carmen
Maura, Dominique Lavanant, Françoise Bertin, André Penvern; Commedia, durata 87
min. - Francia 2012 - IMDb
Dopo l’irriverente giardiniera che coltivava piantine di marijuana nel famoso “L’erba di Grace”nella verde Cornovaglia, lo scottante tema della droga viene trattato sui grandi schermi con una nuova divertente
commedia francese, “Paulette” di Jérôme Enrico. La protagonista è una vecchia e acida signora, per di più è una razzista senza peli sulla lingua tanto da chiamare "Sbuccia banane" il marito della figlia che non ha mai perdonato di aver sposato un uomo "nero".Non la intenerisce neanche il suo povero nipotino che le chiede "perché mi odi"?. Una donna che la vita ha reso arida ed egoista, come succede spesso a chi vede la sua vita andare a rotoli.
Dei suoi "peccati" parla al suo confessore chiedendone il perdono senza vero pentimento: qualche Ave Maria e una piccola paternale e si ricomincia come prima.
Abita nel blocco Victor Hugo di un palazzone della periferia parigina, è vedova da dieci anni e, dopo un passato di brillante pasticcera e tanto lavoro, si trova a sopravvivere con una misera pensione,
In apparenza è un’anziana qualunque: una vedova che si arrangia come può per sopravvivere, nel pomeriggio, passa il tempo a giocare a carte con le amiche, ma che non ha peli sulla lingua tanto da non aver remore nel chiamare "Alzheimer" l'amica più vecchia.
Ogni giorno è uguale all'altro: cercare cibo tra i rifiuti, tenere, suo malgrado, il nipotino perché la figlia possa lavorare, giocare a carte; finché accade ciò che le cambierà la vita: le piove letteralmente dal cielo un pacco di haschisch.
Così inizia la svolta. La
curiosa Paulette osserva, scruta e trova un nuovo modo per fare soldi: spacciare
hashish. Senza nessuna paura si presenta alla
porta dell’abitazione del capobanda di quei ragazzotti che spacciano nel
suo affollato quartiere e gli chiede di poter collaborare.
Superate le difficoltà e le inibizioni dell'esordio, Paulette (Bernadette Lafont) comincia a vendere hashish con una facilità e una sveltezza che conquistano presto il cuore di Vito, boss del quartiere. Paulette si trasforma così in nonna Spinello
Si avvicina con aria furtiva alla gente e si fa presto il suo giro suscitando la rabbia dei giovani pusher che si vedono rubare la loro piazza.
Il rapporto tra Paulette e i giovani pusher è un altro
aspetto interessante del film. Vecchi e giovani pur accomunati da
una situazione di vulnerabilità, restano distanti e divisi fra
loro. Nel film il divario è rimarcato non solo dall'aspetto, dai
vestiti, ma anche dal linguaggio, a cui Paulette cerca di conformarsi. Proprio
sul linguaggio il regista ha basato il casting dei personaggi più giovani.
"Molte espressioni neppure molti francesi riuscirebbero a
comprenderle" ha dichiarato lo stesso regista. Questa peculiarità
purtroppo non può esser colta dal doppiaggio italiano, ma l'idea è certamente
apprezzabile e funzionale ad accrescere il senso reciproco di isolamento, di
persone che abitano la stessa città, persino lo stesso quartiere.
La vecchia non si arrende e troverà un'altra strada. E' proprio il nipote disprezzato che gli suggerirà l'idea, mescolando gli ingredienti dei pasticcini che la nonna stava preparando con la droga.
Dotata di un buon senso degli affari e di un talento come pasticcera si mette allora a sfornare torte e pasticcini alla cannabis, assicurandosi presto una clientela in costante aumento e la stima del boss di quartiere. Farà società con le sue amiche e alla fine sarà in grado di riaprire la sua pasticceria.
Il regista Jérôme Enrico riesce a proporre una vicenda, che fonde con semplicità temi piuttosto delicati: la droga, l’immigrazione e la condizione di miseria e abbandono in cui versano molti anziani.
Superate le difficoltà e le inibizioni dell'esordio, Paulette (Bernadette Lafont) comincia a vendere hashish con una facilità e una sveltezza che conquistano presto il cuore di Vito, boss del quartiere. Paulette si trasforma così in nonna Spinello
Si avvicina con aria furtiva alla gente e si fa presto il suo giro suscitando la rabbia dei giovani pusher che si vedono rubare la loro piazza.
La vecchia non si arrende e troverà un'altra strada. E' proprio il nipote disprezzato che gli suggerirà l'idea, mescolando gli ingredienti dei pasticcini che la nonna stava preparando con la droga.
Dotata di un buon senso degli affari e di un talento come pasticcera si mette allora a sfornare torte e pasticcini alla cannabis, assicurandosi presto una clientela in costante aumento e la stima del boss di quartiere. Farà società con le sue amiche e alla fine sarà in grado di riaprire la sua pasticceria.
Il regista Jérôme Enrico riesce a proporre una vicenda, che fonde con semplicità temi piuttosto delicati: la droga, l’immigrazione e la condizione di miseria e abbandono in cui versano molti anziani.
La bellissima interpretazione di Bernadette Lafont, che ha vinto il premio
come miglior attrice al Bari International Film Festival, dà vita infatti ad un
personaggio “politicamente scorretto” con le sue
battute sferzanti che non risparmiano nessuno. Il suo carattere
infastidisce, sbalordisce e colpisce in continuazione. Alla fine ritroverà quella dolcezza che la vita le aveva spento, pur non perdendo la sua grinta.
Il ritmo delle scene, l'ironia ben dosata rendono il film leggero e a tratti comico. Nella seconda parte il film perde, però, di mordente e si conclude in modo forse troppo semplicistico e inverosimile
Sviluppata dal regista con
alcuni allievi del suo corso di sceneggiatura all'ESEC, Paulette è una commedia
della crisi e della precarietà, che ruota attorno al personaggio indovinato di
una vecchia burbera e incattivita, pronta a lasciarsi alle spalle qualsiasi
scrupolo morale pur di non rinunciare alla propria dignità. Bernadette Lafont,
che ha lavorato con Truffaut, Miller e Chabrol tra gli altri, è la scelta
migliore sulla quale il regista potesse capitare
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