Un film di Uberto Pasolini. Con Eddie Marsan, Joanne
Froggatt, Karen Drury, Andrew Buchan, Ciaran McIntyre, Drammatico,
durata 87 min - Gran Bretagna, Italia 2013 - IMDb 7,6
John May è un funzionario comunale, il suo compito è ricercare i parenti di persone morte dimenticati da tutto e da tutti. Lui se ne fa carico. Il suo è un lavoro, ma diventa per lui una missione per restituire ad ognuno la propria dignità almeno alla fine.
Un rossetto quasi nuovo, una collana da poco prezzo, una lettera d'auguri al proprio gatto oppure una serie di bottiglie di whisky vuote, le mutande ad asciugare sul termosifone, un album di fotografie ormai ingiallite, diventano per John May degli indizi, dei segni. Seguendo questi indizi, cercherà di ritrovare familiari o, in mancanza di questi, se ne servirà per ricostruire una storia che possa appartenere al defunto.
Se non trova nessuno, organizza, lui stesso il suo funerale: scrive
discorsi celebrativi, cerca la musica appropriata all'orientamento
religioso del defunto, presenzia ai funerali. In un album dove raccoglie le fotografie che ritrova nelle case in cui sono vissuti, un modo perché il loro ricordo non scompaia del tutto e per sempre.
Fuori dal lavoro però la vita di John May è monotona, ripetitiva: anche lui non ha famiglia e non ha amici, mangia
sempre la stessa scatoletta di tonno, indossa sempre gli stessi vestiti,
percorre sempre lo stesso tragitto.
E'un uomo ordinato e meticoloso, segue abitudini consolidate nel tempo, svolge il suo lavoro con
devozione e amore, ma non tutti sono d'accordo con lui: i tempi che impiega sono troppo lunghi, la scelta delle sepolture troppo dispendiose: la cremazione è molto più economica ed efficace. Quindi viene licenziato.
E' un duro colpo per lui, ma non si rassegna e chiede al suo superiore di concedergli pochi giorni per chiudere una 'pratica' che gli sta a cuore: l'ultimo defunto è di Billy Stoke, un vecchio alcolizzato che aveva però avuto conosciuto un passato felice. Indaga e incontra diverse persone che l'hanno conosciuto e arriva a conoscere sua figlia, Kelly, perduta per orgoglio molti anni prima, ma di cui conserva un ricco album di fotografie. Lasciata Londra John incontra la giovane donna con cui nasce una bella amicizia e complicità.
Un’opera profonda e toccante che racconta una storia drammatica con mano leggera e toni poetici. Il premio
alla regia ricevuto a Venezia nella sezione Orizzonti è solo una delle conferme
di questa qualità del film firmato da Uberto Pasolini, italiano di nascita ed
inglese di adozione.
Still Life è una lenta e riflessiva elegia sulla vita e
sulla morte, che attraverso il ritratto di un uomo mette a nudo l'insensibilità di un mondo che non ha posto per i "perdenti".
Nell’atmosfera grigia del sud di Londra, si muove il bravissimo Eddie Marsan che offre un'interpretazione straordinaria, sotto le righe, quasi straniante, lo sguardo
perso, i suoi lunghi silenzi, la sua vita sempre uguale, ma non per questo senza senso.
Pasolini si concentra sulla storia di questo piccolo grande
uomo, ne delinea la sua psicologia all’apparenza
indecifrabile. Ci spinge ad osservarlo e lo sguardo del regista è uno sguardo tanto contemplativo quanto
empatico. Still Life, è un film ricco di umanità che vuole con discrezione – e senza nessuna presunzione –
offrire una rappresentazione della vita da un'angolatura particolare che spesso ci sfugge.
Con questa sua delicatezza, Still Life riesce ad essere il
ritratto di un uomo ed una efficace riflessione sulla mortalità e l'importanza
di condividere la propria vita.
"Ho scritto la sceneggiatura per lui. - dice il regista - Avevo lavorato con
Eddie circa 12 anni fa nel film I vestiti nuovi dell’imperatore in cui aveva 3
scene e 6 battute. Nonostante il poco materiale è riuscito a dare un grande
spessore alla sua figura. Marsan ha una grande umanità legata ad un talento e
una tecnica magnifici; si è lasciato guidare dalla sceneggiatura e quando
eravamo sul set abbiamo lavorato sul dettaglio e sulle sfumature. Eddie in
Still life riesce a comunicare emotivamente “scomparendo” – l’attore ha svolto
un grandissimo lavoro di sottrazione n.d.r.. Inoltre Eddie ha una grandissima
generosità nei confronti della storia e della scena, non pensa mai a mettersi
in mostra ma solo a migliorare il risultato del film. Io che lavoro nel cinema
da 30 anni posso dire che questa generosità verso il materiale e verso la
troupe è una vera rarità.
Questa pellicola –
ambientata a Londra a firma di un regista italiano – è una vera e propria
lirica, Un’opera meditativa.
"La traduzione
dell'espressione inglese Still Life in italiano è natura morta - spiega il
regista Uberto Pasolini (nessuna parentela con Pier Paolo), premiato alla
Mostra del cinema di Venezia per la regia nella sezione Orizzonti - ma il mio
film non è sulla morte, è sulla vita. Preferisco altre interpretazioni del
titolo: una vita ferma, che non si muove, sempre uguale come è quella del mio
protagonista all'inizio del film, ma si può tradurre anche con "una vita
per immagini" oppure "ancora in vita" che poi è il senso
profondo del film. Ogni vita va valorizzata per quello che è".
"L'idea per il
film è nata dalla lettura di un'intervista su un quotidiano inglese a uno di
questi funzionari comunali - dice Pasolini - e mi è venuta la curiosità di
capire di più del loro lavoro. Per sei mesi li ho affiancati nelle loro
mansioni, sono stato con loro nelle case dei defunti, ho presenziato alla
cremazione o ai funerali di tante persone dove spesso io ero l'unico, a parte
l'officiante, perché talvolta neppure i funzionari che hanno organizzato il
funerale posso essere presenti, per i loro impegni di lavoro. Quasi tutto
quello che si vede nel film l'ho tratto dalla realtà, la signora che scriveva i
biglietti di auguri al proprio gatto è stata la mia prima visita".
Uberto Pasolini è un ex banchiere che ha scelto il mondo del
cinema, da trent'anni lavora nella produzione inglese, ha alle spalle un
successo come "Full Monty", ad oggi il film inglese di maggior
successo al botteghino del Regno Unito. Da regista ha già firmato Machan, storia
vera di un gruppo di cingalesi che si fingono la nazionale di palla a mano
dello Sri Lanka per emigrare in Europa. "Il cinema per me è una scusa per
conoscere situazioni sociali diverse dalle mie", spiega. "Con questo film
mi interessava raccontare la condizione di isolamento in cui viviamo sempre più
nelle grandi città sia anziani che giovani. Prima di girare il film io non
conoscevo i miei vicini di casa, ora li conosco e li frequento. Posso dire che
"Still Life" una cosa l'ha ottenuta, io che sono un solitario,
ossessivo e considerato da gli altri glaciale, sono un po' cambiato".
"Still life, con la sua tematica della solitudine, è
diventato anche un modo per interrogare me stesso e capire che rapporto ho io
con i miei familiari e conoscenti. L’ho sentito molto anche a livello personale
e infatti durante le riprese mi sono spesso commosso".
John May è un poeta della vita, non ne scrive, ma ogni cosa che fa ogni suo gesto è poesia, egli sa ripristinare la giustizia che la vita con il suo
corso ha sopraffatto. Interpretato con lirica sospensione da Eddie Marsan, John
May ricopre una funzione sociale rilevante che eleva lo spirito nel momento in
cui accoglie e custodisce e che ci sprona a vivere con responsabilità civile il
nostro ruolo nella società.
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